domenica 18 dicembre 2011

Se Babbo Natale guidasse una moto?


In settimana, il mio amico Pietro alias Achille, super appassionato di motociclette nell’anima, ha condiviso sulla sua bacheca Facebook questa divertentissima immagine di Babbo Natale alla guida di una Triumph: ehi, Babbo, dove hai lasciato la slitta?! Tra blocchi del traffico, ztl e caro benzina, ti conviene continuare a lasciarti trascinare dalle renne o al massimo auto-regalarti un risciò….
Nell’immaginario di noi bambinoni che, già a cinque anni, al Pongo preferivamo i modellini in scala della MV di Ago e che tradivamo Bim Bum Bam con Happy Days per scorgere Fonzie in sella alla moto con il giubbottino di pelle nera, Santa Claus era perfettamente in grado di volare tra i camini fumanti delle case a bordo di una motocicletta fiammante piuttosto che trainato da cornuti mammiferi groenlandesi. E non so voi, ma io preferisco immaginarlo così, con due belle ruote classiche volanti e uno scaricone aperto effetto tuono!
In realtà, per il mio modo di vedere le cose, il Natale è soprattutto una festa spirituale nonché l’attesissima occasione annuale per poter intonare con gioia canzoni come “Astro del ciel” o “Adeste fidelis”. Tuttavia, mi diverte molto giocare a suggerire a sorelle, fidanzate e mogli di un motociclista cosa fargli trovare sotto l’abete per renderlo felice o quantomeno meno deluso del solito. Lasciate perdere la cravatta, i calzini, il portafogli, il romanzo o la sciarpa col cappello e vedrete che salti di gioia sprizzerà e come vi sarà per sempre grato. Vai con la lista!


Tucano Urbano Cappello Collare 614

Un accessorio semplice, a portata di tasca e molto utile contro sinusite e cervicale, due vecchi odiati nemici dei biker. Quando guidi lo usi come collare, quando togli il casco, grazie al comodo elastico di chiusura, si trasforma in cappello. Disponibile in pile elasticizzato o agnellato, in 13 colori, taglia unica.
Prezzo 17.50 euro
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Casco Bell R/T 001 White

Uno dei jet più belli della storia, bianco o nero con interni in vera pelle beige. Il classico jet Bell nacque nel 1971 e da allora è rimasto immutato negli anni, trasformandosi in un evergreen pieno di fascino. È disponibile anche in nero lucido o opaco e in versione "Replica 6Day" Edizione Limitata.
Prezzo (R/T White): 170 euro
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Giacca ispirata all’onnipresente King of cool. Si riconosce per gli interni a stelle e strisce e le bandierine americane, assolutamente fedeli rispetto alla giacca originale di Steve. Il celebre attore ne indossava una identica quando gareggiava in moto, ma questa stessa giacca faceva parte anche del suo guardaroba quotidiano. È un capo senza tempo che celebra l’intramontabile senso dello stile del protagonista de La grande fuga.
Prezzo (Rexton Jacket): 625 euro.
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Contro impatti e scivolate, il sistema airbag interviene in soli 45 millisecondi, protegge gabbia toracica e colonna vertebrale, limitando i movimenti del collo, e fornisce un cuscino d’aria per eventuali impatti del passeggero. Anche se il costo è ancora notevole, ogni motociclista dovrebbe averne uno. Al D-Store di Roma mi hanno detto che sarà in vendita dopo la prossima primavera.
Prezzo: da 1000 euro circa. 


Scarico Akrapovic

Il mio medico di famiglia di Roma una volta disse che per un motociclista uno scarico non originale non rappresenta altro che l’estensione della propria virilità… Aldilà del simpatico umorismo, questo scarico racing in titanio a doppio terminale sovrapposto per BMW R 1200 GS (2004 – 2009) pesa la metà dell’originale, offre un sound da sballo e promette un incremento di circa 8 CV di potenza.
Prezzo: 1765 euro.


Belstaff Long Way Down Jacket

È la giacca utilizzata da Ewan McGregor e Charlie Boorman durante il loro celebre raid dalla Scozia al Sudafrica. È realizzata in tre differenti componenti: cordura (per l’esterno), una speciale retina ad alta tenacità e nylon traspirante ed idrorepellente (per l’interno). Insomma, tre giacche in una. Occhio che surfando in rete si trovano diversi outlet online che la offrono a cifre molto convenienti.
Prezzo: 1024 euro.
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L’operatore austriaco è il migliore nell’organizzazione di viaggi in moto in giro per il mondo. Un centinaio di mete, supportate da servizi full optional, da esplorare a bordo di uno tra gli ultimi modelli sul mercato: BMW, Ducati, Suzuki e Yamaha. Tra le tante destinazioni spicca la Patagonia: tra Cile e Argentina, su percorsi impegnativi e off road, in sella alle enduro BMW. Partenze a febbraio e novembre. Un’esperienza indimenticabile!
Prezzo: da 5150 euro a persona.



Basta sognare ad occhi aperti adesso, sveglia! Alla fine, a noi, ostici smanettoni ognitempo, basterebbe anche un solo buono benzina per il prossimo viaggio in moto!
Conlamoto.it torna dopo le feste (a gennaio festeggeremo il primo compleanno!): che il 2012 possa portarci tanti chilometri, sereni ed emozionanti, in sella alle nostre belve!
Tanti auguri!

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domenica 11 dicembre 2011

Michael Lichter: il fotografo delle Harley


I più fortunati al mondo sono coloro che riescono a trasformare le proprie passioni e attitudini in fonte quotidiana di gratificazione e, perché no, di reddito. Noi uomini vorremmo tutti essere piloti delle Frecce Tricolori; le donne, top model o stiliste. Non c’è nulla di male, sono categorie per cui la fortuna è sempre sostenuta dal talento.
Così, nell’impossibilità di essere Maverick o Chanel, noi comuni mortali incastriamo le nostre piccole grandi passioni tra le attività quotidiane più gravose: un giro in barca a vela la domenica al lago, il corso di tango il martedì sera, la partitella di calcetto il sabato pomeriggio.
Nel mio caso, è molto cresciuto negli ultimi anni l’interesse per la fotografia: cerco di migliorare la tecnica, di studiare come funziona una fotocamera digitale, di trovare la luce giusta, ma resto un dilettante e certo non arriverò mai ai livelli di Giusanna Distefano. Così come, per quanto possa essere sconfinato il mio amore per le motociclette, difficilmente il mondo delle due ruote sarà mai accostato al mio nome. Va bene così, sia chiaro. La vita è un intreccio di cavi dal diametro variabile.

Il wallpaper scaricabile dal sito lichterphoto.com.

Ecco perché trovo avvincenti le storie di uomini che, grazie alla perseveranza, trovano l’equilibrio e il successo. Storie che meritano di essere raccontate, come quella di Michael Lichter, un tizio innamorato delle moto e della fotografia, che un giorno mise insieme queste due semplici passioni fino a trasformarsi in personaggio di culto. Ne sentii parlare anni fa, quando espose alcune delle sue opere allo store Numero Uno di Milano, poi, lo scorso dicembre, ammirai le sue foto esposte nell’area Custom dell’EICMA.
Il mio rapporto con il marchio di Milwaukee si limita alla lettura di Hell’s Angel di Hunter S. Thompson e di alcuni deliranti racconti di Sonny Barger o alla simpatia per le Sportster, la Fourty Eight e le bagger CVO. Al momento non vado oltre l’ammirazione e il rispetto, ma la storia di Lichter mi ha conquistato.

Uno scatto di Lichter realizzato di recente a Cuba. Fonte: lichterphoto.com.

Nel 1977,  Michael aveva 22 anni, suonava la batteria in una Be Bop band, tracannava cocktail nei bar del Colorado e si dilettava a scattare qualche foto. Proprio durante quel periodo, decise di gettare le bacchette all’aria per diventare un fotografo professionista. Così salì in sella alla sua Shovelhead del 1971 (che possiede ancora oggi) e si dedicò unicamente a fotografare biker, custom Harley Davidson e tutto quanto ruota intorno a questo glorioso marchio. Fu in quel momento che iniziò la leggenda di Michael Lichter, il fotografo delle Harley.

Una delle immagini più celebri del fotografo americano. Fonte: lichterphoto.com.

Nei primi anni ’80, Easyriders, il celebre biker magazine americano, iniziò a pubblicare immagini e foto report di Michael (su tutti, quello dedicato al mitico motoraduno di Sturgis) e per un po’, finché la Lega della Decenza non boicottò il suo lavoro, fu persino protagonista di qualche importante rassegna d’arte fotografica negli States e in Europa. Le sue foto divennero presto le più amate tra i biker: Michael aprì uno studio a Boulder, iniziò ad occuparsi di advertising e le grandi multinazionali (IBM, Sun, Kraft) bussarono presto alla sua porta. Tutto questo impegno professionale portò Michael a viaggiare su e giù per l’America e in tutto il mondo, Canada, Europa, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, dove realizzò scatti per riviste, brochure e  persino per due libri di cucina! Ma soprattutto collaborò con alcuni tra i marchi motociclistici più importanti del mondo, come Indian Motorcycles, Harley Davidson, Big Dog Motorcycles, e con i migliori realizzatori di custom bike d’America.

Una delle immagini esposte all'EICMA 2011. Fonte: lichterphoto.com.

Negli ultimi dieci anni Michael Lichter si è dedicato soprattutto alla pubblicazione di libri fotografici, in particolare due dedicati al raduno di Sturgis ed altri ai tre celebri customizer Arlen Ness, Billy Lane e Indian Larry, ed è tornato ad esporre le sue foto per almeno una quindicina di gallerie e musei, consacrandosi come guru della fotografia motociclistica ed emblema dell’Harleysmo più puro.

La copertina del calendario 2012 di Michel Lichter. Fonte: amazon.com.

Trent’anni fa, Michael ha sposato una splendida ragazza di Dublino, Catherine. Grazie a lei e alla mai sopita passione per la musica, ha scoperto il penny whistle (un tipico strumento a fiato irlandese), comodissimo da tenere in tasca e perfetto per ingannare il tempo nel bel mezzo di una highway americana nell’attesa dello scatto perfetto alla moto perfetta con la luce perfetta. Se un giorno viaggerete lungo un rettilineo infinito nel bel mezzo del deserto del Nevada e da sotto il casco capterete un motivetto irlandese suonato da un fotografo sdraiato sulla doppia linea continua, il matto davanti a voi sarà Michael Lichter, appostato con la pazienza di un predatore, pronto a scattarvi una foto memorabile…

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domenica 4 dicembre 2011

Honda XL 600R: trent'anni portati (molto) bene


Se c’è un motivo per cui vivere a Roma, checché se ne dica, non è poi così male, è che solo in grandi città come questa capita sott’occhio ogni genere di moto: le ultime novità, rarissime moto d’epoca, quelle più comuni e quelle più esclusive, di ogni marca e per tutti i gusti. Per l’occhio attento è sempre un belvedere.
Così, quando sono costretto a sorbirmi le sfiancanti maratone dello shopping al centro o mentre perdo almeno mezz’ora a cercare un parcheggio, battendo palmo a palmo interi quartieri della città, uno dei miei passatempi preferiti è andare a caccia di qualche modello poco diffuso, magari nostalgicamente appoggiato sul cavalletto sopra il marciapiede di una strada secondaria.
Giorni fa il mio moto radar capta un fortissimo segnale proveniente da una traversina, in mezzo alla quale intravedo una enduro scura dal posteriore molto rialzato (per questo sembra quasi coricata sul cavalletto laterale). A distanza realizzo che è un modello risalente a una trentina di anni fa, le forme sembrano quelle. Ciò che ho difficoltà a comprendere è come mai brilli quanto un modello con al massimo un paio di messi sulle spalle!

Vista laterale dell'XL 600R. Da notare la forma dello scarico, il paramotore traforato, il kickstarter. 

Via via che mi avvicino, la moto prende forma e si presenta davanti a me in tutto il suo splendore: è una Honda XL 600R originale, nera con telaio rosso. Wow, è perfetta e bellissima, come fosse stata acquistata l’altro ieri, e mi riporta indietro agli anni in cui i ventenni di allora vivevano l’accesa rivalità tra Honda XL e Yamaha XT… Resto lì a fotografare con l’iPhone, temporeggio nella speranza che si affacci il fortunato proprietario, ma nulla. Mi allontano camminando all’indietro come un gambero, finché, raggiunto l’angolo della strada, l’XL non scompare dalla mia vista.

Il posteriore della XL 600R. In bella mostra il comodo portapacchi posteriore, le freccione anni '80 e la lunga sella con maniglia centrale e logo Honda.

Su hondaxl.it ho trovato parecchie informazioni su questo modello, in tutte le sue evoluzioni e cilindrate. La XL 600 che ho fotografato probabilmente risale al periodo compreso tra il 1984 e il 1987. È una monocilindrica da 589cc che eroga una potenza di 42 CV e pesa 134 kg. Freno anteriore a disco, posteriore a tamburo: “Qualcuno ha montato un disco sul posteriore – spiegano i ragazzi di hondaxl.it - ma si va fuori omologazione (la tipologia di freni originale è riportata sul libretto) e ci si espone a multe salate o a conseguenze spiacevoli nel malaugurato caso di sinistri (rivalsa dell'assicurazione). E poi, anche se può sembrare anacronistico ed insufficiente per gli standard odierni, il tamburo posteriore delle XLè più che adeguato per gli scopi e le prestazioni per cui fu costruita ai suoi tempi”.

L'XL 600R vista dall'alto: strumentazione essenziale ma efficace, manubrio con traversino, tappo serbatoio con sfiato e decal originale sul serbatoio.

Un bel giocattolo insomma, buono sia per l’asfalto sia per il fuoristrada non impegnativo, con un pistone inarrestabile che, come ogni enduro degli anni ‘80 che si rispetti, fa vibrare pedane e manubrio per la gioia degli amanti del genere. E senza troppe noie: “Le XL non presentano difetti congeniti. Basta curare la manutenzione regolarmente, specie per quanto riguarda la sostituzione dell'olio. Spesso le XL trascurate dai proprietari e costrette a marciare con poco olio presentano danni alla distribuzione. Per il resto sono moto robuste. La 600R non dispone dell’avviamento elettrico ma del solo kickstarter: se la moto è a punto, con un minimo di pratica parte sempre e al primo colpo”.
Una Honda XL 600R non è facile da trovare sul mercato dell’usato e avere la fortuna di rintracciarne una in vendita da un unico proprietario e magari con poche decine di migliaia di chilometri è come vincere la lotteria. Il valore di una 600R in buone condizioni si aggira tra gli 800 e i 1500 euro e parliamo di motori che, se ben curati, riescono a totalizzare oltre i 200.000 km!

Un'altra immagine della XL 600R. Fonte: hondaxl.it

Oltre alla colorazione nera, questa affidabile monocilindrica 4 tempi è disponibile anche in Monza Red, con telaio rosso, tabelle portanumero bianche e sella blu, la classica livrea della casa alata, e in bianco con telaio rosso, tabelle portanumero  nere e sella rossa. Ma anche nella versione che strizzava l’occhio alla competizione motociclistica più popolare e avventurosa di quegli anni: è la Honda XL 600R Paris Dakar e si distingue dal modello base per alcuni dettagli come il serbatoio maggiorato con colorazione HRC bianca rossa e blu e decal Paris Dakar, soffietti forcella e sella blu, differenti tinte dei fianchetti laterali e cerchi color oro. Le prestazioni restano identiche, ma essendo un modello più raro da trovare, il valore dell’usato potrebbe essere un tantino più elevato.

Cinque Paris Dakar in attesa di partire per un raid africano. Fonte: rallye-tenere.net

Per chiudere degnamente questo speciale ho scelto di riportare il racconto pubblicato da flaviob46 su Mototurismo, parole semplici che esprimono il giusto riconoscimento verso una delle motociclette più amate dagli appassionati di quel periodo e che ancora oggi conserva un fascino immutato: “Ho guidato una Honda XL 600R Paris Dakar dall'86 al 97, comprata seminuova, con soli 2000 km. Mi ha portato in Marocco, Turchia, Balcani, Svizzera, Austria, Germania, Francia e due volte in Spagna. Quando arrivava l'autunno smontavo frecce, retrovisori e fiancate, rivestivo alla meglio il serbatoio e la usavo fino a primavera come moto da enduro vero, a volte anche su pista da cross”.

Un'immagine evocativa della Honda XL 600R Paris Dakar.

“Mai avuto un inconveniente, neanche minimo. A parte pneumatici, catena, pignoni e batteria, non ho mai sostituito niente. Per metterla in moto bastava solo un po’ di sensibilità: in più di dieci anni penso di aver ricevuto non più di 4 o 5 calci…
Una volta scivolai attraversando un guado e la moto rimase completamente immersa nell’acqua. Per rimetterla in sesto è stato sufficiente ripulire la candela e sostituire un paio di volte l'olio motore. Per una settimana ristagnò dell'acqua nel faro anteriore ma il motore girava regolarmente.
Una gran bella moto, onesta, affidabile, divertente. Davvero. Nel 97 stavo per sposarmi e sapevo che, se non avessi preso una moto nuova proprio allora, avrei dovuto attendere chissà quanto tempo. Soltanto adesso rimpiango di non averla tenuta…”.

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