domenica 4 gennaio 2015

Sicilia: Etna, da Ragalna ad Adrano in Vespa


Si è avverato ciò che temevo. Avevo questa sensazione già dallo scorso Natale. Ho impiegato dodici mesi per trovare tempo da dedicare a un giretto in moto. Scandaloso. Di nuovo è accaduto qui, alle falde di quella che i catanesi chiamano “a’ muntagna”, il tanto amato vulcano Etna. Ed è stato possibile grazie alla mia fedele Vespa indiana, il Bajaj Chetak verde del ’98, partita al primo colpo dopo un anno di fermo.
Il 2014 è stato ricco di fatiche ed emozioni in vari ambiti della vita e avaro di domeniche, ponti o ferie da dedicare alla moto. Per fortuna salgo sulla generosa sella biposto con bordino bianco della Scrambler ogni giorno per andare a lavoro. Mi consolo sulle curve della “panoramica” di Roma, che, in mancanza d’altro, regalano piccole iniezioni urbane di adrenalina motociclistica.
Finalmente si va: mezza giornata tutta per me, miscela appena fatta, una mite mattinata siciliana di dicembre. Tocca a me. È ora di rilanciare la accoppiata Vespa – Etna, portafortuna per l’anno che verrà.  
Le strade asfaltate etnee che conosco meno si snodano tra i quadranti sud ovest e nord-ovest. Così comincio a scoprirne una prima fetta partendo da Ragalna, tranquillo paesino immerso nel parco naturale del vulcano. La via Bosco, costellata di villette e seconde case dei locali, mi conduce presto fino al “giallo” della flora etnea e dei tanti campi coltivati a frutteto. Da queste parti crescono le profumatissime e dolcissime mele dell’Etna. Altro che Melinda.



Pochi chilometri ed eccomi sulla strada Milia. Se andassi a destra arriverei alla favolosa SP 92 che porta fino a Rifugio Sapienza, questa volta però guiderò verso nord ovest e, se non farà troppo freddo, forse mi spingerò fino a Bronte.
Anche oggi l’abbigliamento è rimediato: cargo pants, Red Wings boots, K-Way imbottito con cappuccio, casco jet con visiera e sciarpa di lana di mio suocero. Ma stavolta da Roma ho portato con me sottotuta Tucano Urbano, guanti in pelle e sottocasco Dainese. 
I primi chilometri della strada Milia sono tutt’altro che ricchi di curve, solo qualche semplice tornante. La carreggiata è stretta, l’asfalto è un patchwork di materiali, colori, annate e strati diversi. Occorre stare sempre in allerta e mantenersi quanto più vicini al margine destro della propria corsia, specie incrociando altri veicoli. Incontro tanti contadini, a bordo di vecchie Uno o Tipo, di ritorno dai propri frutteti, qualche Ape Piaggio 500, qualche 16enne smanettone su 2 tempi elaborato, probabilmente proveniente da Santa Maria di Licodia, Belpasso o Biancavilla, località a forte vocazione motoristica.
Non esistono molte indicazioni stradali, all’occorrenza mi oriento con Google Maps finché la batteria dell’iPhone non muore. L’ho stressato parecchio stamattina, è la prima volta che, insieme alle foto, decido di allegare a questo racconto anche un breve video. Il risultato potete giudicarlo qui sotto. 



Una decina scarsa di chilometri e arrivo a un bivio più vistoso, su cui campeggia una scultura di pietra con incisa la scritta “Benvenuti nel Parco dell’Etna”. Mi fermo e faccio conoscenza con un gruppo di ragazzi arrivati da Catania a bordo di un furgone ricoperto di sticker e stipato di MTB super tecniche attrezzate di tutto punto. Sono pronti a pedalare in offroad, li ammiro. Io rimetto in moto e decido di prendere il bivio a destra, continuando a salire di altitudine. Non so se è la direzione giusta, ma perdersi in questi luoghi silenziosi e semideserti è sempre speciale. Le curve sono più impegnative, il mono della Vespa gira che è una meraviglia, il cambio lavora sodo: progressione e scalata, seconda – clack – terza – clack – seconda. Uno sballo. Quattro chilometri circa e la strada asfaltata termina in un grande parcheggio con qualche auto in sosta. Senza saperlo sono arrivato all’accesso di Monte Intraleo, celebre punto di partenza di scarpinate super panoramiche per appassionati di trekking, 1500 mt di altitudine. Per un attimo mi rivedo in divisa da lupetto, zaino in spalla, quando mi arrampicavo tra i sentieri in testa alla sestiglia dei Pezzati. Lupi del nostro… meglio!


È il momento della discesa, una lotta continua tra uomo e Vespa, assetto, telaio, diametro delle ruote, manubrio e freni. Andatura frizzatina vuol dire affrontare le curve in posizioni di guida da equilibrista, lontanamente somiglianti a quelle dei co-piloti di sidecar da corsa all’Isola di Mann: sembra di fare yoga con uno scooter al poso del tappetino… La “calata” mi fa sorridere e sprizzare entusiasmo, tanto da non irritarmi nemmeno quando un rovo, sporgente dal margine destro della strada, mi affetta letteralmente la manica destra del K-Way all’uscita cieca di una curva veloce. Un “tatuaggio” naturale che mi farà sempre pensare a questo tragitto.
Con il navigatore andato e in assenza di indicazioni stradali, seguo l’intuito e continuo a scendere di altitudine. Non so se come previsto sbucherò a Biancavilla, ho la sensazione di trovarmi oltre. Per di più  ho ampiamente superato il limite orario prefissato: l’ora di pranzo è bella che andata… Rimanderò la visita a Bronte e al fronte nord ovest alla prossima occasione. 
La frizzantezza dell’aria dei 1500 mt si smorza, gli edifici si fanno sempre più frequenti, salta fuori il profilo di un paese e finalmente il cartello bianco a caratteri neri “Benvenuti ad Adrano, Comune dell’Etna”. 
Prima di immettermi sullo scorrimento veloce SS121 verso Catania, al primo bar chiedo il favore di poter ricaricare lo smart phone quel tanto che basta per avvisare del mega ritardo a pranzo. Sarà una merenda. Da dietro il bancone il gestore adranita del bar ironicamente mi apostrofa: “E ju unn’i pigghiu 50 euro di corrente elettrica?”. Capisco al volo, acquisto una confezione di torroncini al pistacchio e l’impasse è superata. 
Visitare l’Etna, anche solo in parte e per mezza giornata, è come immergersi in una fonte di energia naturale, come fare i bagni alle terme o lanciarsi dal ponte con l’elastico ai piedi. Benessere e insieme euforia. Il magnetismo del vulcano può esercitare una funzione positiva eccezionale. Per me poi, viverla in sella è ancora più da sballo, una meta da consigliare a chiunque voglia rifarsi gli occhi (e il palato), rilassare la mente, rigenerare lo spirito. 

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Informazioni utili:

Costi del viaggio: carburante 5 euro, torroncini 7 euro (200 gr).
Chilometri percorsi: 30 

Itinerario su Google Maps:



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