domenica 1 dicembre 2013

Croazia: Dalmazia, da Split a Dubrovnik


Quando sentivo parlare della Croazia con toni entusiastici credevo si trattasse del tipico, odiato esempio di omologazione italica. Quest’estate ho scelto di visitarne una piccola porzione solo per puro caso, anzi per scelta irrazionale: una settimana prima del viaggio, la meta era ancora incerta. Alla fine (sia sulla Croazia, sia sui difetti italici…) mi sono ricreduto.
turisti italiani, specie i settentrionali, approdano in Croazia da nord, via terra. I meridionali approdano da Bari. Romani e napoletani scelgono Ancona. Partendo dalla capitale, quindi, la scelta è obbligata. 
Raggiungere il porto anconetano di venerdì sera, dopo l’ultima giornata dell’ultima settimana di lavoro prima delle ferie estive, non è affatto consigliabile: la SS3 e la SS76 in una botta sola, per di più con il buio, hanno messo a dura prova resistenza ed entusiasmo.
Il traghetto è il solito spettacolo d’eterogeneità umana: teenager casinisti, 20enni in tempesta ormonale, famiglia con bambini urlanti, commenda settantino con cabrio e amante, punkabestia che montano la tenda sul ponte per la notte, turisti che scattano foto controluce a ripetizione, autotrasportatori in canotta, bermuda, calzino e sandalo. Per fortuna a bordo trovo anche tanti biker dal tasso adrenalinico elevato con cui chiacchierare di moto.

 

Eccellenti i traghetti low cost Blue Line, economici, efficienti, puntuali, puliti. Impiegano solo un paio d’ore in più per la traversata. 
Prima notte a Spalato: troppa stanchezza per guardarsi intorno subito dopo lo sbarco. Si va direttamente in camera, doccia e poi cena in riva al mare al Ristorante Amigos, dov’è in pieno svolgimento un allegro ricevimento di nozze con piano bar da fare invidia a Memo Remigi.


La strategia di viaggio quest’anno è più razionale che in passato: inutile appiattirsi le chiappe, macinando 300 km al giorno per visitare tutta la Croazia (lunga più o meno quanto la penisola italiana), meglio limitarsi a percorrerne mediamente 200 ogni due giorni e fermarsi in tre o quattro luoghi diversi per almeno una notte. Perciò il campo d’azione è limitato alla Dalmazia meridionale, tratto compreso tra Split e Dubrovnik. 
Primo giorno. Dall’affollato porto di Spalato si salpa per la celebre isola di Hvar. I traghetti della compagnia croata Jadrolinija coprono a tappeto tutte le rotte costiere possibili e immaginabili, con numerose partenze durante l’intera giornata, a prezzi popolari anche con moto al seguito. 


Lo sbarco a Stari Grad offre scenari da laguna blu, il porto è moderno, le indicazioni stradali intuitive. Recentemente è stata costruita la nuova strada per la città di Hvar, la D116, più ampia e scorrevole e con un ottimo asfalto: uno spettacolo di curve e panorami che invitano a fermarsi ogni 500 metri. 
Che Hvar città sia la località estiva più mondana della Croazia, si percepisce dalla mole e dal lusso degli yacht ormeggiati al porto. Il mare è cristallino, scegliere una spiaggia o una baia è una scelta imbarazzante, ma l’opzione migliore, se si decide di trascorrere sull’isola solo un paio di giorni, è senza dubbio il noleggio di un gommone a motore per un tour tra le Pakleni Islands, il verde l’arcipelago che sorge proprio di fronte al porto. 
Hvar somiglia molto ad alcune isole greche, nel senso che va bene sia per chi cerca il divertimento notturno, sia per chi preferisce godersi la natura e la bellezza dei luoghi. 


Terzo giorno nell’entroterra dell’isola di Hvar, sormontando i fianchi ripidi della montagna e percorrendo la vecchia strada isolana che si inerpica fino al villaggio di Brusje, attraverso i campi di lavanda, le geometrie dei muretti in pietra a secco e la bassa vegetazione sferzata dal vento. Vista mozzafiato, condivisa solo con pochi impavidi cicloturisti nordici.
A Vrboska si fa rifornimento di benza e di acqua. Fa caldo, la stazione di servizio offre pochi metri quadrati di ombra. Per fortuna il gestore ha in serbo divertenti aneddoti sui nudisti… Vrboska è una delle mete dell’isola più visitate dagli amanti del naturismo ed è piena di indicazioni che segnalano le spiagge in cui sbandierare liberamente i gioielli di famiglia senza rischiare multe o linciaggi. 


Altra cittadina deliziosa da ammirare sull’isola è Jelsa: centro storico importante, edifici chiari battuti dal solleone, che mi ricordano Ortigia a Siracusa, e una villa comunale rinfrescata dal verde, ideale per una breve siesta e per smaltire quel calore asfissiante che dal motore della Scrambler si è trasferito inesorabile al mio interno cosce. Se capitate da queste parti, non rinunciate a una visita a Dalmacijaland, lo shop di un eccentrico artista locale dove trovare i gadget e i souvenir più originali di Hvar. 
Il tratto di strada che da Jelsa giunge al porto di Sucuraj non è certo in buone condizioni, richiede l’occhio attento del fuoristradista e l’uso continuo del cambio. In due e a pieno carico, ingranare la quarta è impensabile. Di contro, questa parte dell’isola è la più selvaggia e solitaria, forse la più affascinante. Non c’è traccia di esseri umani né tantomeno di villaggi. Giusto qualche catapecchia trasformata in locanda lungo la strada, frequentata dagli immancabili giessisti parcheggiati a schiera.
Sucuraj è talmente piccola che per esplorarla basta fermarsi al molo e ruotare il collo di 180° tipo Google Maps. La piazzetta ospita un mercatino in cui si vendono fichi e frutta fresca. Intorno, qualche ristorantino, la coda delle auto in attesa di salire a bordo e le barche dei pescatori, ormeggiate nel torrido porticciolo da cui salpa il traghetto per il continente. L’acqua del porto è talmente limpida e pulita che i bagnanti tutti intorno alla baia non esitano a restare a mollo, nemmeno quando il traghetto molla le cime e manovra verso Drvenik. Piuttosto, salutano felici con la mano. 
Il traghetto è piccolo, pochi mezzi a bordo e solo una moto (la mia). In trenta minuti lo sbarco è concluso.


Pomeriggio del terzo giorno completamente dedicato al trasferimento in moto da Drvenik a Dubrovnik: un lungo, caldo viaggio lungo la litoranea in direzione sud, ideale per ammirare la costa dalmata, l’immensa distesa di mare che la bagna, i canali Neretljanski e Malostonski e le innumerevoli isole e penisole che si susseguono una dopo l’altra: Korcula, Peljesac, Mljet, Sipan, Lopud e Kolocep, solo per citare le principali.
La E65 è una statale che somiglia a una delle nostre costruite negli anni ’50, pericolosa e trafficata, con tanti bivi e crocevia. Ma la segnaletica è chiara e puntuale e i croati alla guida non sono certo più incivili degli automobilisti romani o palermitani (e lo dico con cognizione di causa). Quindi occhi aperti e prudenza cereghiniana. 
Un’esperienza suggestiva è il passaggio dal territorio croato al breve corridoio serbo, attraverso la dogana sorvegliata da inflessibili poliziotti, che dai loro cabinotti in stile casello controllano i documenti dei viaggiatori. Una fila lunghissima, ma in moto si risolve tutto con una manovra all’italiana in nonchalance. Solidarietà ai tanti furgoncini Volkswagen T2 in coda con la frizione duramente provata.


Poche fermate lungo la costa. L’unica decido di farla per celebrare i 40mila km della Scrambler, a Slano, una delle decine di località di villeggiatura marine della Dalmazia, dove scrocco un quarto d’ora di Wi-Fi a un bellissimo albergo bianco davanti al porticciolo, comodamente spaparanzato sul divano della hall, con aria condizionata a palla e una bottiglia da un litro e mezzo di the al limone ghiacciato.
Ci siamo, arrivo a destinazione nella tranquilla baia di Zaton, a pochi chilometri da Dubrovnik (in italiano Ragusa), per due giorni e tre notti indimenticabili!


Due parole sulla cosiddetta “perla dell’Adriatico”, luogo superbo da visitare almeno una volta nella vita. Non tanto per le notevoli bellezze architettoniche del suo affollatissimo centro storico, ricostruito dopo la guerra degli anni ’90, forse un po’ troppo maniacalmente in stile Disneyland e somigliante alle scenografie in cartapesta di Cinecittà. Piuttosto per lo spirito e l’orgoglio cittadini, eredità dell’aspro conflitto serbo croato, vera bandiera del fascino di Dunrovnik. 


Sesto giorno. Si riparte per l’ultima fase del tour, direzione Spalato. Il caldo continua ad essere asfissiante. Abbigliamento tecnico, anche traspirante, proibitivo. Per giungere in fretta a destinazione, di primo mattino si riprende la E65 in direzione nord. 


La svolta della giornata arriva a Oputzen, all’altezza del bivio per Sarajevo: seguire alla lettera la tabella di marcia o far saltare tutto e godersi un bel fuori programma? Dietro l’impulso delle emozioni ancora accese, suscitate visitando le mostre fotografiche a Dubrovnik dedicate alla guerra, si va in Bosnia, deviando lungo la E73 che costeggia il famigerato fiume Neretva. Lo scenario cambia repentinamente: più degrado e povertà, meno mitteleuropeismo, scarse infrastrutture, atmosfera da entroterra isolato. 


Eppure, la statale conduce a un luogo speciale, da poco proclamato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO: il Ponte di Mostar. La sua storia struggente fa rabbrividire, così come la vista degli edifici in rovina, crivellati da proiettili e colpi di mortaio, di cui la città è tuttora disseminata.
In questa zona della Bosnia le strade sono poco curate, pericolose come quelle della Sicilia centrale e con scarsissima segnaletica verticale e orizzontale. Così, la decisione di raggiungere in moto Medjugorje, luogo di culto a pochi chilometri da Mostar, si rivela una sfida ardua contro il sole, il caldo e la scarsità di informazioni turistiche. Ma la preghiera alla Madonna e l’arrampicata fino alla cima della collina dell’apparizione meritano tutta la fatica di questa decisione. Medjugorje è un villaggio polveroso, invaso dall’espansionismo edilizio alberghiero e brulicante di bancarelle abusive, gestite da ambulanti napoletani che vendono ogni tipo di santino, statua e immaginetta. 


La protezione della Madonna probabilmente si rivelerà a lungo termine, perché nell’immediato il pellegrinaggio non porta certo i suoi frutti. La decisione di giungere a Spalato più velocemente attraverso l’autostrada si rivelerà una scelta incauta. Ad oggi, il tratto da Dubrovnik a Spalato è ancora in costruzione e, non so spiegarmi come, in prossimità di Ljubuski, perdo la rotta, ritrovandomi tra montagne sperdute e strade senza riferimenti. Quando, dopo decine di chilometri alla cieca, ritrovo l’autostrada, non va meglio: i viadotti salgono d’altitudine neanche fosse la A24, il freschetto umido e pungente del tramonto si fa sentire e la pendenza della carreggiata mette a dura prova cambio e trasmissione della Triumph a pieno carico. Non ne posso più di questa andatura a denti serrati, al casello di Sestanovac lascio la A1 croata e torno sulla litoranea, dove mi attende un susseguirsi di sagre estive, con conseguenti code di auto infinite da bypassare che mi accompagneranno fino a Podstrana per l’ultima notte dalmata.


Settimo giorno. Dopo una ricca colazione a base di strudel al cioccolato in uno dei forni tipici della città, le ultime ore croate non possono essere spese che a Spalato, ciliegina sulla torta di una vacanza in una terra sorprendentemente straordinaria. Split è una città unica: le mura del celebre Palazzo di Diocleziano, i sotterranei, le porte d’accesso, gli edifici storici all’interno della cittadella, le piazze, il mercato, l’incrocio di stili architettonici delle costruzioni, le melodie della klapa. Bella davvero.
Fine giornata: tutti al porto. Il traghetto Blue Line apre il portello di poppa per imbarcare mezzi e turisti, si torna a casa dopo un’ultima eccezionale vista dello skyline di Spalato.


Prima della parola fine, spazio alle potenziali FAQ. È vero, la Croazia costa mediamente meno dell’Italia, ma rispetto a quale parte d’Italia? Se il metro di riferimento sono Roma, Milano o le mete estive italiane più gettonate, allora si. Però a volte se la gioca con molte destinazioni secondarie del bel paese. 
Si, in Croazia la benzina costa meno che in Italia, siamo intorno a 1.40 euro/lt. Ho fatto il pieno con 14 euro anziché 20 in Italia. Non a caso a Spalato, prima di imbarcarmi per Ancona, ho riempito il serbatoio fino all’ultima goccia.
La moneta croata è la Kuna (KN): 1 euro = 7.60KN. Ho prelevato senza problemi con la carta bancomat in diverse banche croate, il tasso di cambio varia da un posto all’altro, basta fare attenzione. Tantissime attività croate accettano anche pagamenti in euro e alcune sono anche disponibili al cambio, con un tasso però non sempre conveniente. 
Si mangia bene? Si. Se si cerca la pizza o la mozzarella fresca, cambiar meta, ma la cucina è molto simile alla nostra, mediterranea, con qualche influenza austriaco-germanica. 
È incredibile. In Croazia (a differenza della Bosnia, che ne è invasa) non esistono zingari né mendicanti e, in generale, il rischio furti sembra scarso. La Polizia croata vigila ma non è oppressiva. Non è vero che gli agenti fermano i motociclisti lungo le strade secondarie minacciando multe, sequestri o arresti in cambio di soldi.
Infine, due righe su due dei personaggi più simpatici conosciuti durante il viaggio. Il primo si chiama Petar, indigeno che lavora in un ristorantino sul mare a Jelsa, isola di Hvar. Mentre parcheggio la Triumph in centro mi ferma a bordo della sua bici, avvisandomi di cambiare zona: “Qui multa Polizei. Visto te ieri sera in porto Hvar, bella moto, quanto costa? Io ho Honda 125”. È scattata una divertente chiacchierata che ha messo in mostra la sua ospitalità, la semplicità e la passione che unisce gli amanti delle due ruote.
Il secondo amichevole personaggio, raffinato e spartano al contempo, è Laurent, distinto 55enne francese di Lione, che in sella alla sua Suzuki DL 1000 VStrom bordeaux ha percorso con la sua compagna migliaia di chilometri, due giorni di viaggio ad andare e due a tornare, per trascorrere a Spalato solo 48 ore. E che, a dispetto dell’età e del confort, dorme sul ponte del traghetto disteso su una panchina di legno senza mai dismettere giacca e pantaloni da moto. Uno duro e puro.
Persone, luoghi, visioni, odori, sapori. Di questo è fatto un viaggio. E “con la moto” queste percezioni diventano ancora più intense, accessibili e frequenti. Zbogom Croatia!

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Informazioni utili

Dove mangiare
Konoba Menego, Groda bb, Hvar, www.menego.hr. Osteria di cucina tradizionale dalmata, piatti tipici e atmosfera suggestiva. Sembra rimasta ferma a 50 anni fa.
Blidinje, +385 358794, Lapadska Obala 21, Lapad. Trattoria specializzata in pesce fresco e carne alla brace, poco frequentata dai turisti e con vista sul porto nuovo, dove ogni sera sono ormeggiate grandi navi da crociera illuminate a giorno.
Dove dormire
Villa Pinocchio, Grljevacka 26, Podstrana, tel +385 21335334, www.dalmacija.net/podstran/villa_pinocchio.htm. A pochi chilometri da Spalato, camere modeste ed economiche ma ben accessoriate, nuove e pulitissime. Gestori cordiali, giovanili e alla mano.
Villa Gvegorovic, Na Ratu 11, Zaton, tel +385 20891270, www.villa-gverovic.com. Straordinaria villa antica in pietra sul mare, camere con vista sulla baia, piattaforma privata con lettini e ombrelloni. Era un vecchio palmento e ospita ancora una vecchia cappella intitolata a San Rocco, patrono del luogo.
Costi del viaggio (solo Croazia): carburante 82 euro, pasti per due persone 192 euro, alloggio per due persone 424 euro, traghetti per due persone + moto 322 euro.
Chilometri percorsi: 600 (totale da Roma, 1000)



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5 commenti:

  1. Complimenti bellissimo articolo!!
    Ho trovato molte indicazioni che cercavo, grazie mille :)

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  2. Complimenti bellissimo articolo, riesco ad immaginare il tuo viaggio dalle tue parole. Ho trovato proprio le informazioni che stavo cercando :)
    Lamps

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    1. Grazie, mi fa piacere: goditi il viaggio in Croazia, è un luogo straordinario!

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  3. Bellissimo l'itinerario che hai scelto...solo non sono tanto sicuro di volerlo fare in moto. Ad ogni modo certi paesaggi della Croazia sembrano proprio paradisiaci

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    1. La Croazia in moto è incredibile, ma anche con altri mezzi resta un luogo speciale per le vacanze! Buon viaggio

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