Con le temperature sottozero ormai trapassate, inizio a pensare sempre più concretamente a nuovi itinerari da esplorare, solo che stamattina la malavoglia sembra aver avuto la meglio persino sulla smania della moto. Faccio più sforzo del solito, indeciso fino all’ultimo, ma alla fine, complici la caffeina e la carica calorica del tiramisù di Pompi, apro l’armadio e rinvigorito tiro fuori l’abbigliamento da moto. Voglio uscire e respirare.
I tragitti che fino a ieri mi frullavano per la mente erano prettamente montani, ma poi la telefonata di mia sorella ha ribaltato i piani: “ma vattene al mare ogni tanto, che è primavera”. È vero, arriverò da Roma al mar Tirreno, evitando i percorsi convenzionali, bypassando Ostia e Fregene, oggi probabilmente prese d’assalto da velone e vitelloni in coda all’assalto dei ristorantini sulla spiaggia.
Vivo da anni nella Capitale, eppure ancora non avevo mai guidato sulla via Laurentina oltre il GRA. Il tratto urbano è un labirinto di cemento fatto di semafori ogni 20 metri e snervanti rotonde. Dopo Trigoria si comincia a ragionare e la SP95b si fa persino spassosa, con ampie curve e saliscendi divertenti che costeggiano la Riserva Naturale di Decima Malafede. Una volta, come molte consolari romane, la Laurentina era una stretta stradina di campagna, adesso continuano ad aumentare la larghezza della carreggiata e l’asfalto ruba sempre più spazio alla terra ocra.
Passato il crocevia con la via Castelli Romani il panorama torna ad essere poco entusiasmante: agglomerati urbani, squallidi capannoni, fabbrichette, rivenditori di mezzi industriali, distributori di carburante, furgoncini dei panini, sedie vuote al centro delle piazzole di servizio. Indosso i paraocchi virtuali e accelero per raggiungere il prima possibile la costa. A Tor San Lorenzo inizio a sentire l’odore del mare e, stranamente, il vento, che fino a quel momento aveva soffiato deciso, si placa proprio in prossimità del mare.
Sono sulla via Ardeatina e decido di fare la prima sortita in spiaggia all’altezza di Lavinio. C’ero già stato in passato, in agosto, quando regnavano confusione e caos. Oggi invece ha un aspetto affascinante. Parcheggio la Scrambler accanto la riva, tra la battigia e la terrazza di una taverna marinara. Il mare è agitato e schiumoso, le onde rumoreggiano sul bagnasciuga, mentre a largo il blu del Tirreno risplende sotto il sole tiepido di marzo.
Questo tratto di litorale non è certo la Corsica: come in molte parti d’Italia, tra strada e spiaggia c’è uno strato di case orribili, eredità dall’abusivismo edilizio dei decenni scorsi e deprecabile costume che ha svalutato le nostre coste. Entro ad Anzio, celebre per l’omonimo sbarco degli alleati durante il secondo conflitto mondiale. È ora di pranzo e dalle decine di ristorantini sulla spiaggia in piena attività, brulicanti di visitatori famelici, si spande un invitante profumino di frittura. C’è un gran passeggio di turisti della domenica e il centro del paese è giustamente interdetto ai mezzi a motore. Le spiagge non sono un granché, mentre è il Molo Innocenziano che esercita in me un fascino irresistibile, con i suoi pescherecci colorati, i frangionde assolati e gli immancabili pescatori armati di canna ed esca viva.
Incontro un gruppo di vespisti in tour, li seguo verso l’uscita del paese, respirando il fumo denso dei loro motori 2 tempi. Poco dopo li ritrovo fermi su un piazzale, intenti a scattare una foto di gruppo. Uomini, donne, giovani e attempati con un sorriso così, tutti orgogliosi del loro glorioso scooter.
Torno sul lungomare in direzione sud, passo la splendida Villa Borghese, meta di decine di estimatori del picnic domenicale, e presto giungo a Nettuno. Sono solo all’inizio del mio percorso odierno, così decido di non fare alcuna sosta in paese, oggi voglio godermi soprattutto la costa.
Torno sul lungomare in direzione sud, passo la splendida Villa Borghese, meta di decine di estimatori del picnic domenicale, e presto giungo a Nettuno. Sono solo all’inizio del mio percorso odierno, così decido di non fare alcuna sosta in paese, oggi voglio godermi soprattutto la costa.
Mi avevano parlato di questa zona del Lazio ma l’idea che mi ero fatto del Poligono Militare di Valmontorio era decisamente sottodimensionata! In realtà è un’area enorme che si estende per una lunghezza di ben 10 km, un luogo incontaminato (da tutto tranne che dai pezzi d’artiglieria evidentemente…) interdetto al pubblico per ovvie ragioni di sicurezza. All’interno del Poligono è situata l’antica Torre Astura e si parla anche di una spiaggia straordinaria che gli amministratori locali vorrebbero riaprire ai bagnanti durante il periodo estivo. Peccato che il Ministero della Difesa sembri non essere d’accordo. E forse, per amor di natura, è meglio così.
Passo il suggestivo ponticello di Foce Verde, anch’esso frequentatissimo dagli appassionati di pesca con la canna, e dopo alcune centinaia di metri vengo scosso da un’inattesa indicazione stradale: tiro un frenatone, stropiccio gli occhi e sul cartello leggo “Centrale Nucleare”. What?!
Proprio così, a Borgo Sabotino, una frazione di Latina, resiste una vecchia centrale elettronucleare in dismissione: entrò in funzione, prima in Italia, nel 1964, fu chiusa nel 1987 ed è attualmente in fase di smantellamento. Gulp!
Proprio così, a Borgo Sabotino, una frazione di Latina, resiste una vecchia centrale elettronucleare in dismissione: entrò in funzione, prima in Italia, nel 1964, fu chiusa nel 1987 ed è attualmente in fase di smantellamento. Gulp!
Già sento le radiazioni addosso, così mi tolgo dai piedi e spingo la Triumph verso il Lido di Latina, luogo ancora assopito dal letargo invernale ma frequentatissimo dai pontini nel periodo estivo (di giorno e di notte). Superata la schiera degli stabilimenti balneari semiabbandonati, non resisto a entrare in spiaggia con tutta la moto, per qualche numero da minchione col posteriore e per qualche minuto di sole sulla faccia. La riva è deserta, saranno tutti alle prese con la frittura. Il mare è bellissimo, il cielo limpido e in fretta dimentico l’incubo del vicino reattore nucleare.
Finalmente raggiungo il tratto più interessante, la cosiddetta Duna Costiera, uno stretto cordone di strada davvero suggestivo: a sinistra il blu del mare, a destra il verde palustre dei laghi. Da qui in avanti lo spettacolo sarà assicurato. Il Parco Nazionale del Circeo inizia a nord circondando il Lago di Fogliano, un modesto specchio d’acqua, frutto della bonifica che all’inizio del secolo interessò l’Agro Pontino. Poco prima del bacino successivo, il piccolo Lago dei Monaci, la strada si allontana dalla costa e penetra verso l’interno, ma qualche chilometro dopo è facile tornarci imboccando, sulla destra, la strada della Lavorazione. Costeggio un terzo specchio d’acqua, il Lago di Caprolace, e resto impressionato dall’infinito rettilineo pianeggiante, delimitato da cuscinetti di mirto e ginepro, bassi e compatti per resistere al vento e alla salsedine, che per chilometri si estende fino al Circeo. Un fondo stradale ideale per una cruiser, un’Harley, una Rocket III, una Victory: il rombo della moto e la strada dritta, gambe in avanti e gilet di pelle con le frange.
Mi fermo spesso lungo la SP39, la sabbia arriva fino all’asfalto, quasi si fondesse col bitume. La spiaggia di Sabaudia è una delle più estese, pochi irriducibili prendono il sole, qualche kitesurf plana sul mare increspato. La litoranea è il regno della striscia blu estiva, durante la bella stagione probabilmente rappresenterà la prima fonte di entrate del Comune di Sabaudia… Il tratto a sud del paese, quello che costeggia l’omonimo lago, è il più mondano, le case al mare dei ricchi proprietari sono ben nascoste dalla vegetazione, tra la strada e la spiaggia, ma provate ad osservarle dall’alto su Google Maps e individuerete centinaia di villoni con piscina. Diciamo che anche qui l’abusivismo in passato ha avuto la meglio sulla natura. Purtroppo.
Più avanzo, più il verde dei lecci del Monte Circeo si avvicina imponente. La provinciale abbandona di nuovo la costa per scorrere a nord lungo il confine del parco. Dopo tante spiagge è il momento di qualche curvetta verso la cima, i tornanti stretti e senza barriere che si insaccano nei boschi sono un piacevole diversivo. Auto e moto affollano la dorsale panoramica del monte ne incontro parecchie lungo la salita che sbocca al Faro e a Punta Rossa.
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Costi del viaggio: carburante 22 euro.
Chilometri percorsi: 140 (tot. a/r da Roma: 260).
Chilometri percorsi: 140 (tot. a/r da Roma: 260).
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Appena potrò farò un giro da quelle parti. Mare i miss you !!! :D
RispondiEliminaVisto che c'eri quasi potevi tirare fino a Terracina e salire sul Monte Giove e visitare il tempio... spettacolo!!! :D
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