domenica 18 marzo 2012

Il vero motociclista


Le chiacchiere tra appassionati di due ruote sono uno dei tanti motivi per cui mi sento fieramente parte di questo poliedrico mondo, un sottobosco circoscritto ma dai contorni sottili e sfocati, che abbraccia anime e filosofie di ogni genere e colore. È l’eterogeneità nell’omogeneità, tipica di ogni comunità umana, diffusa anche tra noi amanti della moto. Ma esiste un metro per misurare chi è il vero motociclista? 

Thomas fa il commercialista. Da ragazzo ha studiacchiato sempre di malavoglia, preferendo tirar tardi la notte, trascorrere le estati nella casa in Liguria, far casino con gli amici. Ha quasi 40 anni e lavora nello studio di famiglia. Si permette il lusso di iniziare la giornata non prima delle 10, mangia sempre fuori casa, occupa il suo appartamentino solo per dormire o giocare alla playstation con i ragazzi del motoclub. Non ha una fidanzata, ogni tanto trova qualcuna che ci casca, ma quando la malcapitata tenta di fare ordine in quella vita disordinata, si ritrova poco dopo di nuovo single. Thomas vive con la sua naked 1000 sempre appiccicata sotto il sedere, se potesse la porterebbe tutte le sere con se in camera da letto. Quando è libero macina chilometri e chilometri, chino sull’anteriore ribassato della sua potente quattro cilindri. Non c’è weekend che Thomas non esca in moto avvolto dentro il suo completo in Goretex per percorrere almeno 200 chilometri, da solo o con il gruppetto dei suoi fidati comprimari, altri ricchi sregolati di città che tutte le volte che possono sfuggono alle responsabilità della vita tenendo a bada un motore da almeno 120 CV. Thomas è un vero motociclista perché nessuno usa la moto più di lui. Sempre e comunque.


Da ragazzino Angelo riparava le bici dei compagni di gioco in cortile. In cambio rastrellava pezzi di ricambio, fin quando, recuperato un vecchio telaio semi arrugginito, costruì una bmx tutta sua che andava veloce come il vento. Per anni ha campato lucidando cruscotti in un autolavaggio. Un amico aveva un vecchio Benelli usato che Angelo, dopo il lavoro,  si divertiva a smontare e rimontare completamente sotto la luce tenue di una lampadina da 60W, anche solo per dare una pulita alle candele zuppe di benzina. Con i risparmi di 10 lunghi anni di fatica a nero e grazie alle donazioni dei familiari, Angelo ha aperto un’officina nella zona industriale della città. È specializzato nelle moto italiane a carburatore, gira l’Italia tra un mercatino e l’altro per accaparrarsi pezzi rari per i suoi clienti migliori o semplicemente per abbellire le pareti del garage. Avrebbe desiderato essere capo meccanico per un vero team, ma non è andata bene. La sua officina è un culto tra gli appassionati di vecchie signore a due ruote made in Italy, ma a stento gli permette di pagare tasse e bollette a fine mese. Quando la domenica non lavora, salta in sella alla sua Morini 3 1/2 rossa è spinge forte fino a sollevare la ruota anteriore ad ogni cunetta. Angelo è un vero motociclista perché continua ad ostentare le unghie nere e conosce i motori come le sue tasche vuote.


Saetta crede di avere tanto manico ma non troppa fortuna. Ha iniziato correndo sulle minimoto, scontrandosi contro pilotini che pochi anni dopo avrebbe rivisto in tv sulle 125 2t del Motomondiale. Ha sudato per anni dentro la tuta di pelle, gareggiando in decine di competizioni e trofei italiani, senza mai riuscire a mettersi in luce: qualche piazzamento e molti infortuni. Prima la clavicola, poi la spalla e il polso. Una volta è stato anche investito in curva al Mugello ma ne è uscito sorprendentemente vivo.
Spende tutti i suoi risparmi nelle gare, tra gomme, iscrizioni e manutenzione. Sponsor pochi. Ogni tanto suo cugino, piccolo imprenditore edile, lo supporta con un’offerta in cambio di qualche biglietto di tribuna per i suoi clienti.
La moglie Gina lo segue ovunque, con dedizione mista a rassegnazione si occupa della modesta ospitality allestita davanti al furgone Daily che fa da officina e motorhome insieme. Nei weekend di gara, all’ora di pranzo, quando Gina fa rosolare sulla brace i suoi famosi spiedini di carne, tutti percepiscono la sua presenza.
Saetta è un vero motociclista perché continua a correre e a sudare con la stessa passione. Anche se la vittoria sembra non arrivare mai.


Quando è in Italia, per progettare i suoi viaggi in giro per il pianeta, Gas vive in una dependance accanto alla casa dei nonni, costruita proprio davanti al mare. Ha iniziato a capire che avrebbe dovuto prendere in mano la sua vita quando ai tempi della scuola, anziché andare a lezione, girava per il centro della città fotografando i colori dei mercatini rionali. Primo grande viaggio in Africa Centrale, al seguito di una no profit umanitaria, dove, oltre a comprendere il senso della vita, si innamorò delle esplorazioni su due ruote in sella a un monocilindrico 80cc di fabbricazione indiana, con cui effettuava le consegne per un campo profughi. Folgorato, chiese un prestito al nonno, acquistò una Kawasaki KLR 600 usata e si mise in viaggio, senza meta e senza tempo. Per oltre tre anni viaggiò lungo il continente nero, dove fu arrestato per presunto furto, bloccato alla frontiera con il Ciad, ricoverato per un mese in un ospedale da campo per una frattura e mille altre incredibili avventure. Oggi con la sua KTM Adventure realizza foto reportage come freelance per un paio di riviste tedesche. Nove mesi su dodici è in giro per il mondo e non ha nessuna intenzione di cambiar vita. Gas è un vero motociclista, perché per lui la moto è l’unico mezzo sul quale val la pena varcare ogni orizzonte.


Salvatore è un operaio di 45 anni. La sua passione per la moto è seconda solo all’amore verso la moglie e i due figli, Giordana di 4 anni e Vincenzo di 6. Fin da bambino collezionava tutti i numeri delle riviste specializzate, segue tutti i weekend Moto GP e SBK e conosce a memoria i nomi, i numeri, le moto e la storia di tutti i piloti famosi e di tutti i modelli sul mercato. Non ha mai potuto permettersi di acquistare una vera moto. Di questi tempi l’auto costa già una cifra ed è indispensabile per portare tutti giorni i bimbi a scuola, per accompagnare la moglie a lavoro e per andare in fabbrica. Prima di metter su famiglia riuscì a comprare una Vespa PX 200 beige, acquistata usata dal barbiere del paese, che tenne per un paio d’anni come un gioiellino. Oggi sogna di poter mettere le mani su una Honda Hornet 600 del 2001 che da mesi è in vendita nella concessionaria vicino casa. Quando la vede, sullo sfondo della vetrina, impolverata e snobbata dai clienti dello store, sogna di portarci la moglie al mare, di far giocare i figli sulla sella, di poter rimpiazzare l’alone di polvere con uno strato di Pronto Legno. Salvatore è un vero motociclista perché è meglio “essere senza avere” piuttosto che il contrario. Anche quando la realtà è così lontana dai sogni.


Proviamo adesso, dopo queste cinque  piccole storie, a metà tra finzione e realtà, a rispondere alla domanda d’apertura.

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8 commenti:

  1. Bellissimo.
    Essere motociclisti ha a che fare con un oggetto ma non col suo possesso.

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  2. Il Vero motociclista vive in tutte le storie raccontate e non....c'è chi sarà piu in gamba sul motore, chi avrà macinato piu Km, e chi se la sarà sudata di più viste le vicissitudini della vita.....ma in fondo in fondo ognuno di noi si sente motociclista dentro ed è solo questo ciò che conta

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  3. Il motociclista per me è uno stile di vita!!

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  4. boh!
    secono me ognuno è motociclista a modo suo, ed ogni modo di essere motociclista va rispettato!

    Ps: mio fratello vende una hornet immacolata del 2001!

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  5. Ciao alberto, spero di poterti dare del tu, in quanto credo di appartenere come te alla schiera dei motociclisti "veri"... Ho letto e riletto il tuo ultimo post.. credo tu abbia dato una bella immagine mentale di alcune delle "facce" da motociclismo.. ma il "vero" motociclista è spirito, passione (ossia mancanza di "ragione"); credo si resti motociclista anche scrivendo, mangiando, dormendo...insomma chi lo è lo è sempre e comunque... nel tuo post traspare e scorre questo spirito.. non lo si può spiegare o afferrare.. ma lo si sente e a volte lo si sfiora.. salute ad un motociclista.. se passi dalle mie parti (verona) la prima birra la offro io..
    e come scrive sempre Ungaro: due ruote? muovono l'anima...
    bye e buona strada a tutti !

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  6. Grazie a tutti per i commenti!
    @ mikefreeride: Grazie, adoro Verona, ero li per l'Expo Moto, ma tornerò di certo, la prossima volta conlamooooto! ;)

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  7. Hai proprio ragione, anche chi una moto non ce l'ha può comunque capire, apprezzare l'andare in moto, l'affrontare su due ruote una strada, più o meno abbozzata che sia. Un motociclista ipotetico, spesso per motivi ben più seri come la famiglia.

    Però, per me, tra tutti i migliori restano quelli che le mani se le sporcano ancora nell'olio, nella morchia:
    e non mi ci includo, ben inteso, io con in mano una chiave inglese assomiglio più ad uno scimmione che ha un esperto chirurgo.
    Mi piace però pensare di poter, nel mio piccolo, fare da "badante" per la mia moto, e già solo a carburare la mia vecchia Xl mi sento un po' più fiero e "motociclista", io che son nato nell'epoca dell'iniezione elettrica. Sognando anche un po' di sabbia, perchè no...

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