domenica 4 settembre 2011

Toscana: tre itinerari tra Siena e Grosseto


Improvvisare diverte cento volte di più che organizzare tutto a tavolino. Senza troppe mappe, GPS, prenotazioni e itinerari fissi, il gusto di viaggiare in sella a una moto è ancora più speciale. E tre motociclette sono già abbastanza per far saltare ogni schema residuo e creare un po’ di sano caos!
Quest’anno, prima di volare in Sicilia per trascorrere le vacanze estive, ho accolto l’invito di Pgl ad unirmi a lui e alla sua zav a cavallo di ferragosto, per trascorrere tre giorni nell’entroterra toscano, un luogo per me ancora poco conosciuto. A mia volta, ho esteso timidamente l’invito agli amici della SRT e tra questi a cogliere la palla al balzo è stato l’irresistibile Speed insieme alla sua zav. Una Scrambler, una T-bird e un GS 1150: due inglesine dall’aria retrò più una tedescona superaccessoriata rappresentano un inedito “moto trio” che più variegato non si può, ma che conferma quanto straordinario sia condividere la passione per le due ruote a prescindere dal marchio ai lati del serbatoio!

Dal Lago di Bolsena alla Valle dell’Ombrone

Lasciando la SS2 Cassia alla nostra destra, aggiriamo il celebre Lago di Bolsena dal lato ovest, lungo la SP8: siamo ancora nel Lazio, i turisti pullulano intorno al grande specchio d’acqua, attraversato dalle scie spumeggianti di barche, windsurf e motoscafi. Dopo i paesi di Marta e Valentana, abbandoniamo la SS312 deviando verso le sponde del lago. Uno stretto sterrato rettilineo e polveroso costeggia le calme acque lacustri, le moto iniziano già a perdere l’effetto Pronto Legno, spruzzato con cura su carene e carrozzeria, mentre il colore chiaro del brecciolino sottile invade cerchi, motore e forcellone. Un Calippo al limone è sufficiente a smorzare il desiderio di liberarsi dell’abbigliamento tecnico e di tuffarsi a pesce nel lago.


A nord ovest del lago inforchiamo la SS74 verso una delle tante perle della Toscana, il paese di Pitigliano: una vera favola. Consigliatissimo per il fascino architettonico, l’atmosfera medievale e i colori aurei degli edifici al tramonto. Come noi la pensano tanti altri biker, le cui moto sono parcheggiate in fila indiana lungo la strada all’ingresso del paese. Noto una Honda XL600 in perfetto stato: è il terreno più adatto su cui il possessore potesse poggiare le preziose ruote dell’endurona rossa bianca e blu.
A questo punto quel tecnologico tedescofilo di Pgl prende la testa del gruppo, la mia cartina old style viene messa da parte ed è il GPS della BMW a fare strada. Saltano tutti i programmi, il satellitare si impossessa di noi e ci guida lungo straordinarie stradine isolate e deserte, attraverso i centri di Sovana, Catabbio, Semproniano e Triana, fino alla SP7, in piena Valle dell’Ombrone, dove ha sede il nostro agriturismo. È tardi, siamo in sella dal mattino e non vediamo l’ora di ripulirci e cenare. Quando imbocchiamo la stradina bianca che dalla statale conduce alla struttura, non sappiamo ancora che occorreranno due chilometri di pietraia prima di poter scaraventare sul letto paraschiena guanti e giacca traforati. Le moto, le valige e gli abiti si imbiancano di polvere manco fossimo in Patagonia.


La cena a Civitella Marittima azzera la stanchezza e rivitalizza il buonumore. La presenza di tante moto in paese, tra cui una BMW R 80 GS Paris Dakar e una Guzzi Griso, ci conferma che la qualità del posto è quella giusta. Alla Locanda del Cassero, è un andirivieni di vini doc e piatti tipici tra la cucina e il nostro tavolo è il più rumoroso del locale. Speed non la finisce di chiedere il bis, le zav si avvinazzano e dimenticano le sofferenze patite in sella durante la giornata, persino il conto è tutt’altro che salato. Il top arriva dopocena: al centro del paese, davanti a un bar ormai chiuso da ore, si improvvisa una memorabile sfida a calcio balilla sotto la luce prodotta dall’iPhone.


Montalcino e la Val d’Orcia

Come ogni mattina il nostro punto di partenza è il bar della piazza di Paganico, una serena cittadina a metà strada tra Grosseto e Siena. Le antiche porte della città e i portici del centro storico fanno da sfondo al caffettino di metà mattinata, ai nostri racconti del giorno dopo, alle ricerche sulla mappa con la collaborazione dei passanti, agli incontri con altri motociclisti in viaggio in quella zona. Un harleysta con la sua Softail dagli scarichi assordanti fa sentire la sua presenza ancor prima di parcheggiare, poi, insieme alla sua donna tatuata, ordina un’aranciata. Una coppia di livornesi attaccabottone rientra a casa dopo le vacanze nel viterbese su un GS 1200: felici dell’esperienza ma malinconici di dover ricoverare la moto, in attesa, chissà quando, del viaggio successivo.


Non siamo mai riusciti a lasciare il bar di Paganico prima delle 11! Ma oggi l’itinerario è di tutto rispetto e non vediamo l’ora di saltare in sella. Schizziamo via lungo la SP7 Cinigianese e, superato il fiume Ombrone, sulla sinistra ecco il bivio per Montalcino. Con il tintinnio dei calici già nelle orecchie percorriamo una delle strade più suggestive del nostro viaggio, la Provinciale Traversa dei Monti: leggera pendenza verso l’alto, curve prevalentemente da misto veloce, asfalto in ottime condizioni. Lo spettacolo che ci si presenta davanti è quello di sterminati vigneti che si perdono a dismisura, da una parte e dall’altra della strada, coprendo chissà quanti ettari di terreno. Geometrie perfette, vitigni stracarichi di uva pronta per la vendemmia di settembre. Una pianta di rosa all’estremità di ogni linea di viti: si dice che rosa e uva si proteggano a vicenda come due amiche per la pelle. Appositi cartelli, raffiguranti gli emblemi araldici delle cantine titolari di quelle terre fertili, si susseguono a distanza costante lungo i margini della carreggiata.
Da una perfezione del genere non ci si può che attendere un vino altrettanto divino. E così è. Parcheggiate le moto sotto la fortezza ancora intatta della città, è d’obbligo una visita a piazza del Popolo, dove brindare tutti insieme con un calice di Brunello DOCG è uno dei motivi per cui vale la pena vivere!


Da Montalcino raggiungere la SS2 Cassia è elementare. In pochi chilometri siamo a San Quirico d’Orcia ma la nostra meta per l’ora di pranzo è Bagno Vignoni. Qui scatta tutta la mia inopportuna impulsività alla guida: piuttosto che arrivare a destinazione tramite la comoda strada statale, insisto per raggiungere il piccolo borgo termale dalla strada interna e la mia determinazione è confermata dalla cartina Touring Club Italiano della Toscana, che la segnala come una normalissima strada secondaria. Quando l’asfalto cede spazio a un impervio sterrato in discesa, si pensa sempre che sia ormai tardi per tornare indietro e che il punto di arrivo sia dietro la curva successiva. Niente di più insensato: la discesa è ripida e irta, la Scrambler, per quanto possa sembrare votata all’offroad, a pieno carico e con pilota e passeggero a bordo, non sembra gradire molto quel fondo stradale e tutto è reso più difficile dal sole a picco di metà giornata… Che sudata! Quando raggiungiamo il parcheggio limitrofo al villaggio, brulicante di turisti stranieri, è un vero sollievo e, per rinfrescare i bollori, prima piazziamo la moto sotto l’ombra di un ulivo e poi affondiamo i piedi nell’acqua termale di uno dei canali di acqua termale che scendono a valle partendo dalla vicina Piazza delle Sorgenti. Questa si che è vita! Alle due del pomeriggio, proprio mentre ci troviamo in un luogo dove la degustazione di squisiti prodotti tipici è un must, lo stomaco ci ricorda che è ora di pranzo. È il momento di provare una delle specialità della celebre Bottega di Cacio: varietà di salami, prosciutti, formaggi e sottolio, accompagnata da un immancabile calice di Brunello!


Smaltito il bendiddio di Bagno Vignoni, è naturale una deviazione verso Castelnuovo dell’Abate, la piccola frazione che ospita la meravigliosa Abbazia di Sant’Antimo: qui il senso di spiritualità è talmente intenso che persino Speed sembra essersi trasformato (almeno per qualche minuto) in un tenero agnellino…
Per l’ultima tappa della giornata abbiamo di nuovo voglia di lanciarci con la faccia al vento sulle nostre moto e ci godiamo il tratto più suggestivo ed emozionante della Cassia, guidando verso sud fino ad Acquapendente. Una striscia di asfalto da percorrere in moto almeno una volta nella vita per ammirare i colori della terra di Toscana, la semplicità architettonica dei casali in cima alle colline, le curve soffici delle stradine bianche che solcano i campi e i morbidi saliscendi panoramici della statale.
Il caldo afoso di agosto ci attanaglia, lasciamo la strada in eredità ai tanti cicloturisti stranieri dai polpacci di pietra e dalla pelle arrossata dal sole italiano. Per oggi si torna alla base, un pisolino su un’amaca e poi di nuovo in giro a goderci le ricchezze enogastronomiche della Toscana.

Il Monte Amiata

Non ci sono cavoli, il giro in moto sul Monte Amiata si fa! Checché ne obiettino le zav, siamo venuti in Toscana per riposare, per bere e mangiar bene ma, perdiana, anche per guidare! Il semicerchio a sud della montagna dei toscani è una serie continua di deliziosi e antichi piccoli centri, fortificati da mura, torri e bastioni. Dopo una passeggiata a piedi ad Arcidosso, riprendiamo le moto proseguendo verso Santa Fiora, dove arriveremo dopo pranzo: in località Bagnore infatti, veniamo “casualmente” rapiti da una imprevista quanto gradita Sagra dell’Acquacotta! Dentro un ampio boschetto limitrofo alla statale troviamo il paradiso del buongustaio on the road: le decine di moto di ogni genere parcheggiate sono il segno che ci troviamo nel posto giusto. Speed si paralizza davanti a una BMW HP2 Enduro, convinto che sarà il suo prossimo acquisto. Due arzilli vecchietti dall’irresistibile accento toscano mi estorcono notizie circa lo stato della Scrambler, esasperati dalle troppe spese affrontate dal proprio figlio, anch’egli possessore (infelice e meno fortunato) di una bicilindrica (malriuscita o maltenuta) a scarico alto. Pgl, da buon frequentatore delle trattorie catanesi di via Plebiscito, si precipita entusiasta a valutare il menù del giorno. L’acquacotta è un piatto povero tipico della zona, una minestra a base di verdure fresche e pane raffermo: squisita! Sulle lunghe tavolate non mancano salsicce, ragù di cinghiale, gnocchi ai funghi e boccali trabordanti di ottima Birra Amiata (eccellente quella aromatizzata al castagno). Ai margini della zona pranzo gli immancabili stand in stile lunapark, il tiro a segno, la cartomante, la bancarella di t-shirt trash e persino un rivenditore di camini e stufe a pellet!


Di nuovo in sella! Smaltiti gelato, caffè e la visita d’obbligo alla toilette del bar a Santa Fiora, finalmente si avvicina il tratto più interessante della SP6. Ignoriamo per il momento i tanti bivi che indicano Monte Amiata, superiamo Piancastagnaio, e finalmente ad Abbadia San Salvatore imbocchiamo il bivio verso la cima della montagna. Scontato descrivere il piacere estremo della guida lungo questa strada di montagna: serie di curve a gomito a destra e sinistra a strapiombo sulla montagna, carreggiata larga non più di tre o quattro metri, assenza di guardrail, luminosità dimezzata dall’ombra dei rami di pino, temperatura esterna che finalmente scende per la gioia delle nostre ghiandole sudorali e dei motori raffreddati ad aria. È il giorno di ferragosto e centinaia di toscani affollano la montagna: attraversiamo il primo passo, poi il secondo e finalmente raggiungiamo quota 1738 m s.l.m., proprio dove partono le seggiovie che durante il periodo invernale caricano e scaricano sciatori e snowboarder!


Una passeggiata a piedi, per sgranchire le gambe e respirare un po’ di ossigeno puro, fino alla croce di ferro e al belvedere, una manciata di castagne secche da sgranocchiare durante la camminata, una pennica sull’erba ancora per poco sgombra di neve: basta questo per rilassarsi, mentre le testate delle moto si raffreddano.
Tornando prudentemente giù a valle, ripenso a Lorenzo Legend, sorrido e comprendo da dove traggono origine la goliardia e la simpatia contagiosa sua e dei tanti “toscanacci” con cui spesso incrociamo le ruote. L’energia e la natura straordinaria di questo angolo di Toscana saprebbero trasformare Freddy Krueger in Patch Adams.
Tre giorni di moto, di risate, di luoghi unici: Pgl proseguirà il suo tour estivo dell’Italia centrale dietro all’inseparabile GPS, Speed mollerà la T-Bird e salirà su un aereo verso chissà quale isola esotica, mentre io rivivrò questo ferragosto improvvisato tutte le volte che mi capiterà davanti un calcio balilla.

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Informazioni utili:
Dove mangiare:
Locanda nel Cassero, via del Cassero 29/31, Civitella Marittima (GR), tel 0564 900680,
www.locandanelcassero.com.
Osteria Re di Macchia, via Soccorso Saloni 21, Montalcino (SI) tel. 0577 846116.
Chilometri percorsi: tot. 300
Itinerario 2 su Google Maps
Itinerario 3 su Google Maps

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3 commenti:

  1. E' stato davvero divertente fare questo giro insieme, unica nota stonata ...essere stato battuto a biliardino dalle nostre fidanzate.
    Un saluto a presto, Speed

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  2. Certo che trovare belle strade, bei panorami e itinerari piacevoli in queste zone....timpiace vincere facile!!!ehehehehehe

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  3. Tutto bello, partita di calcio balilla compresa... Quando il prossimo motogiro, magari in Sicilia?baci a tutti, Pgl, Nina e il gps.

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