domenica 15 maggio 2011

Quell'imprevedibile scivolata


Un evento è accidentale se la sua evoluzione diverge rispetto a quanto previsto, generando conseguenze spiacevoli. Se sbatti la scopa dal balcone e la spazzola si separa dal bastone precipitando sull’auto della vicina. O se mangi gli spaghetti alla norma e una goccia di salsa di pomodoro schizza sul colletto della camicia bianca.
Piccoli incidenti possono capitare anche e soprattutto in sella, per distrazione, per eccessiva disinvoltura o semplicemente per puro caso.
Se al parcheggio lasci inclinare la moto sul lato sinistro e dimentichi di aprire il cavalletto laterale. Se parti in salita a freddo e il motore si spegne. Se arrivi al semaforo e poggi il piede su un fondo scivoloso.
Anni fa, all’Aurelio, in sella al mio rimpianto TT600RE bianco e blu, entravo e uscivo dal traffico dell’ora di punta, infiltrandomi tra le auto lente in coda, come il serpente del videogame Snake per Nokia. La Yamaha era snella e, con prudenza, stringendo il serbatoio tra le ginocchia, inclinando il busto sul serbatoio e allungando una delle gambe fino quasi a sfiorare la ruota anteriore girata di quasi 45°, riuscivo agevolmente a passare tra le auto surriscaldate in attesa del verde. Una routine collaudata e consolidata.
La Belgarda però, aveva in serbo per me uno rischiosissimo scherzetto.
Ero in prima marcia, lento e inesorabile. Primo slalom, secondo slalom, via sulla banchina per tre o quattro metri e di nuovo tra l’anteriore di una Smart e gli scarichi di una Multipla del 3570. Al terzo slalom, l’anteriore del TTR non mi segue più e il baricentro non è più controllabile nonostante i 10 km/h: perdo l’equilibrio e… sdeng! Eccomi in piedi sul margine esterno della carreggiata, con la Yamaha tra le gambe, appoggiata col fianco destro proprio sull’angolo del marciapiede. “What’s happened? Dove ho toppato? Oddio, no, non ci credo”… Il bloccasterzo meccanico si è autoinserito durante la marcia. A una velocità anche di poco superiore, ad essere ottimisti, avrei potuto rimetterci qualche osso. Grazie a Dio me la cavo con il pedale del freno posteriore piegato e qualche graffio sul parafango blu anteriore. L’officina (ufficiosamente) appurerà che si tratta di un difetto di fabbricazione e per ovviare mi rimonta un nuovo blocchetto gratuitamente…

Banali fuori programma che strozzano l’ego e flagellano l’orgoglio di ogni biker. A volte lasciano anche un pizzico di insicurezza, di solito curabile con un celere ritorno in sella. Imprevedibili scivolate dalle conseguenze lievi capitano: ecco gli aneddoti di qualche buon vecchio amico biker.

Olimpino. Programmatore di Novara appassionato di Moto Guzzi, suona il basso, sogna di poter girare l’Europa con la sua California e collabora con il sito animaguzzista.com:
Sono alla mia seconda uscita stagionale con la Breva 750, verso il Passo della Colma, sul lago d'Orta, con un gruppetto di 4 moto. Terminata la salita, "giochiamo un poco" e aumentiamo l'andatura, iniziando, senza esagerare, a ingarellarci tra noi. A metà discesa però, l'imprevisto: curva a sinistra veloce e i miei occhi cadono su un po' di brecciolino sparso per la carreggiata. Preso dal panico inizio a frenare con il posteriore, che immediatamente perde di aderenza e va in bloccaggio: le due moto che mi seguono riescono a schivarmi, fortunatamente non perdo il controllo. Proseguo con la ruota bloccata sino a sfiorare il guardrail che mi separa da un volo a strapiombo: impietrito a cavalcioni sulla moto, non riesco nemmeno ad avere i riflessi per appoggiare il piede a terra e cado come un sacco di patate: nulla di grave, poteva andarmi molto peggio. Procedo a passo di lumaca verso casa.
Da quel giorno sono stato colpito da un blocco psicologico e ogni curva era per me un dramma: pensavo che il trascorrere dei chilometri e dei mesi avrebbe cancellato quel ricordo. E invece, un'altra caduta stile "sacco di patate": questa volta al mare, con la moto carica. Per colpa della salsedine sulla linea di mezzeria, mi ritrovo a terra nel bel mezzo di un incrocio, fortunatamente deserto.
Decido perciò di iscrivermi al corso di guida per principianti "Sicuri su strada", organizzato dagli amici di ruoteinpiega.com. È una resurrezione: ho acquistato sicurezza e anche la mia ragazza, che mi segue nei giri domenicali, se ne è accorta ed ha acquistato fiducia della mia guida. Oggi, consiglierei ad ogni amico un corso di guida sicura, preferibilmente organizzato su strada.
In entrambe le cadute, inoltre le protezioni hanno giocato un ruolo fondamentale, specie nella seconda: il ginocchio entrò subito a contatto con la strada, lo stivale rimase bloccato sotto al cilindro e senza pantaloni tecnici la mia vacanza al mare si sarebbe sicuramente conclusa in malo modo…
”.

Giusanna Di Stefano. Fotografa reporter e documentarista. Inseparabile della sua Suzuki, ha da poco lanciato il suo nuovo blog fotografico, Cunta li Jurnàti:
Mi è capitato varie volte di cadere. In particolare, ricordo uno scivolone lunghissimo ed untuoso sulle “básule” di pietra lavica ai danni della mia 50 Special, l'indomani della festa di S. Agata, patrona di Catania. In città, durante i festeggiamenti alla Santa, fedeli ed ex-voto, per devozione, portano in spalla mastodontici ceri accesi. Nel corso della processione la quantità di cera che i devoti riversano sul manto stradale è tale da poter facilmente immaginare quale sia il pericolo per veicoli e pedoni.
Oggi, a festa finita, dopo i tanti reclami, le strade sono ripulite con mezzi tecnologici ad “impatto” zero!”

Alessandro Di Mercurio. 44 anni, vive e lavora a Chiarano, in Veneto. Ha guidato e posseduto ogni tipo di moto. Oggi si gode la sua “carotona”, una fantastica KTM 990 Adventure Dakar:
"Se penso alle piccole cadute che nella mia carriera di motociclista ho dovuto affrontare, mi vengono subito in mente jeans strappati, mani sbucciate, specchietti rotti, automobilisti disattenti o ancora imprudenze dettate da una giovane voglia (mai spenta) di osare oltre i miei limiti.
Poi mi inerpico su una disamina tecnica sulla fisica che regola la moto, assetti, gomme e tecnicismi vari.
Riflettendo insonne, scopro però che il ricordo rimastomi sempre impresso dopo una caduta è molto più angosciante e profondo e crea veramente un senso di impotenza di fronte al fatto accaduto, un attimo prima il nostro corpo è pervaso dal borbottio pacioso o dal ruggito nervoso della nostra amata e in una frazione di secondo: scarica adrenalinica e silenzio!
Proprio così, quel silenzio quasi surreale in cui cerco di capire se sono intero, cosa cavolo è successo e se i danni sono rilevanti! Nel silenzio post caduta, nel rialzare me e lei, perdo, per qualche minuto, l’anima della mia moto, come se qualcuno o qualcosa abbia tentato di separarci per sempre e lei frivola abbia accettato le lusinghe tradendomi.
In questi weekend primaverili preferisco stare a casa, in giro sono troppi i “Valentininizzati” che presto strofineranno a terra le loro tute griffate. Tra qualche settimana però, una darwiniana selezione ridarà le tortuose vie montane a noi poveri motociclisti, brutti, sporchi e cattivi, e finalmente, potremo tornare in sella sperando di non sentire, ancora una volta, quell’assordante silenzio!”.

Gianluca Teodori. Giornalista e docente di comunicazione, appassionato di motori e cronaca giudiziaria. Tra un editoriale e un'intervista non perde occasione per cavalcare il suo italianissimo Guzzi 750:
Sensazione numero uno: il mondo sottosopra. Le certezze in aria mentre senti l'odioso rumore della moto che stride sull'asfalto e il tuo contatto sul catrame, simile a un atterraggio sui vetri rotti, non si fa ancora percepire. Cadere sulla via Ostiense e veder sfilare il traffico in senso contrario senza capire dove si fermerà la scivolata non è bello. Qualche piccola ammaccatura e un sospiro di sollievo. Ma ti rialzi e vedi che lei, la moto, è a terra. Invocheresti ogni magia per cancellare i segni impressi dal contatto innaturale con la strada, scaturito dal tuo errore. Una scivolata banale ma destabilizzante. Una pinzata troppo energica che ha minato l' equilibrio. Nata da una distrazione forse. Ed è bene saperlo perché il motociclista dove casca ci ripassa. Questo si dice ma è bene capire cosa ha interrotto il magico equilibrio. Razionalità. Ma anche paura di capire e di scoprire impaccio nel salire di nuovo e andare. E allora spero che la Guzzi guarisca in fretta dalle sue ferite. per sapere se andrà ancora tutto come prima...

Episodi del genere sono solo piccoli graffietti destinati a scomparire e ad accrescere la propria dose di esperienza. Raccontarli e condividerli fa sentire più uomini e meno imbranati…

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Nota: l'immagine in apertura è tratta da dirttrackproductions.com

4 commenti:

  1. Le cadute in moto non accadono se... in moto non ci si va... ogni motociclista potrebbe raccontare la sua e, da parte mia, penso che ad ogni "sdeng!" ci si rialza con un briciolo di prudenza in più.

    LAMPS!!!!

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  2. ho 54 anni,vado in moto praticamente da sempre,ho avuto diverse cadute in moto,incidenti per mia disattenzione,ma la maggior parte causati da distrazioni di autisti d'auto,al telefonino,svolte senza segnalazione,il mancato rispetto della precedenza.Alcune cadute sono state causate dal manto stradale disastrato vedi buche incredibli,ma sono stato risarcito dal comune di Roma,un paio di incidenti li ho avuti a bordo di scooter,per la precisione un Suzuky Burgman 400,incidenti che si sarebbero potuti tranquillamente evitare se ero su una moto.Comunque per fortuna ,tutti incidenti non gravi,e adesso vado in moto ,forse è l'età?con molto più giudizio e testa sulle spalle,aoooo poi se deve succedere qualcosa...incrociamo le dita.
    fammi sapere se ti piace e del mio progetto

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  3. la prima caduta in moto nn si dimentica di certo, rimane bene impressa come il giorno in cui comprai la mia prima moto, o la prima saponetta grattata. la deontologia del buon motociclista affermerebbe che nn si appartiene a pieno titolo a questa categoria se nn si è "assagiato" almeno per una volta l'asfalto..fortunatamente le mie cadute piu rovinose le ho avute in pista,quindi ben protetto e senza conseguenze gravi per fortuna.
    come ho sentito dire da qualcuno l'unico equilibrio stabile che conosce una moto è da sdraiata.. quindi se ci pensate bene ogni volta che si stà in sella si è sempre lì, su quell'equilibrio precario e instabile, a sfidare le forze di gravità.. qlc volta capita di cadere ma l'importante è rialzarsi sempre per poterla raccontare. saluti

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  4. Diciamo che la caduta rientra "forzatamente" tra le possibili conseguenze dell'andare in moto.
    Ne ho ormai perso il conto, buona parte delle scivolate le ho fatte anni fa' con lo scooterino...le ultime sono state solamente dovute a "dettagli" trascurati (tipo il cavalletto non aperto...)

    L'importante e' avere sempre un minimo di umilta' alla guida della moto;normalmente si incappa in errori quando ci si sente troppo sicuri.
    Conosco un tizio che mi dice da sempre "la moto si guida dandogli del Lei"...

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