domenica 17 aprile 2011

Fuoriserie 2011: think vintage


E che caspita! Erano 2 anni che tentavo invano di partecipare a questa rassegna dedicata agli appassionati di auto e moto d’epoca e pure stavolta ho rischiato di saltare l’appuntamento per causa di forza maggiore: stamattina in casa mi è crollato il mensolone dello sgabuzzino e con esso gli scatoloni straripanti del cambio stagione… Fortuna che, grazie al fedele avvitatore Black & Decker e al cemento a presa rapida, residui del trasloco, in un paio d’ore sono riuscito a metterci una pezza e ora sono pronto a salire in sella alla mia Scrambler per andare a visitare l’edizione 2011 di Fuoriserie alla Nuova Fiera di Roma!


Dopo le voci di pericolo di furto nei parcheggi incustoditi della Fiera, porto con me il catenone in acciaio, compreso di catenaccio a prova di fiamma ossidrica: solo per “legare” per bene la moto al palo, impiego almeno un quarto d’ora, subendo passivamente lo scherno degli scooteristi che lì accanto parcheggiano i loro SH e Burgman in meno di un minuto. Poco male, meglio spendere qualche secondo in più a incatenare la moto piuttosto che perderli dentro una caserma dei caramba a raccontare tutto al brigadiere.
Oggi la buona sorte sembra essere dalla mia: alla cassa i 13 euro del biglietto di ingresso si trasformano in 10 euro, cifra riservata solo ai ragazzini e ai militari in divisa, una “carezzina” che non è certo merito del mio fascino nei confronti della procace cassiera, quanto della carenza di resto per la banconota da 50… A buon rendere! Certo, 13 euro di biglietto non favoriscono partecipazione di massa alla rassegna, di suo già abbastanza di nicchia, ma rappresentano un ottimo filtro per il livello socio-culturale del pubblico presente. L’atmosfera infatti si presenta equilibrata, a metà tra il radical-chic del collezionista con maglioncino Lacoste sulle spalle e il carburatorista con salopette blu e mani unte di grasso.


È tutto molto ordinato: lo spazio è abbondante e ben gestito, non ci sono hostess svestite che spostano il focus su ben altri tipi di curve, non c’è quel casino che ti impedisce di ammirare per bene i pezzi in mostra e persino i bambini urlanti oggi sembrano essere tutti a Ostia a mangiare il gelato al pistacchio sul lungomare.
Ero a conoscenza del fatto che la categoria delle auto d’epoca fosse maggiormente rappresentata in fiera, tuttavia sono parecchi gli stand dedicati alle due ruote davvero interessanti.


Il primo padiglione è un enorme mercatino, un trionfo di bancarelle ricolme di pezzi di ricambio e accessori: ferraglia, plastiche, leve freno, pedane, testate, pistoni, carburatori, manubri, maniglie, cerchi, selle, serbatoi, fregi, utensili, pneumatici, gommini e ammennicoli di ogni genere. C’è persino un artigiano napoletano che in tempo reale è in grado di riprodurre targhe, magari per rimpiazzare le vecchie, sbiadite o danneggiate nel tempo, replicandole perfettamente in quattro e quattr’otto.


Il secondo padiglione è dedicato alla mostra statica di auto e moto d’epoca. Ammirare modelli dei decenni passati è un rapido viaggio nell’evoluzione della tecnica, nella sperimentazione e, perché no, anche nelle interpretazioni meno riuscite dei progettisti. Ognuna di quelle vecchie moto, piena di ruggine o restaurata che sia, ha offerto il suo contributo allo sviluppo tecnologico delle due ruote. Tra gli esemplari meno comuni, da segnalare: un paio di Bianchi degli anni ’40 (non ne avevo mai vista una di presenza prima d’ora), di cui una verde acqua in condizioni da vetrina; una Triumph originale del 1929, ancora tutta arrugginita, ritrovata da un restauratore in un vecchio capanno nella campagna romana; un’Aermacchi – Harley Davidson Sprint, che tanto somiglia alle vecchie Cagiva SST 125 dei miei fratelli. E poi vecchie BSA, Moto Guzzi, Gilera, Moto Morini e persino una SWM (o come mi piace dire, Svuom) gialla degli anni ‘70. Naturalmente non passa inosservata la miriade di Vespa, di ogni colore, forma, genere ed età, emblema della passione degli italiani per la mobilità.


Ma a rubarmi almeno 15 minuti di batticuore ci pensa una Norton Commando 750 rossa! Finalmente posso ammirarne una dal vivo in tutti i suoi dettagli: il basamento tondeggiante del motore, il tanto lodato telaio, la coda dal disegno rettilineo e l’originale, leggendario logo dorato sul serbatoio. Quanto vorrei poterne sentire anche il rombo…


Uno stand degno di nota è quello di Motostar 2000, che con passione restaura e rivende BMW d’epoca, alcune delle quali sono qui in bella mostra: una rarissima R 100 Mystic, una vecchia e fascinosa R100/7 blu del ‘77, una superlativa R100 T nera del 1980 customizzata (e immediatamente venduta) e, oltre ad altre gloriose bicilindriche boxer, il pezzo forte della collezione, la mia preferita: una bellissima R80 GS Basic del ’93 che mi manda totalmente in estasi! Certo, 9.500 euro e oltre 93.000 km percorsi sono numeri su cui riflettere anche per un malato di cuore come me…


Infine, l’ultimo padiglione, dedicato agli auto e moto club d’epoca e all’editoria di settore. Le quattro ruote non mi appassionano come le due, ma certi esemplari sono davvero pieni di fascino. Per non parlare poi di quel tipico odore che si respira solo dentro gli abitacoli delle vecchie auto: per alcuni nauseabondo, per altri elisir. Tra le centinaia di marchi e modelli in mostra, mi sono soffermato sulle Triumph TR3, sulle Jaguar E Type, sulle Porsche 911 degli anni ’70 e sulla più datata 356 Sporster, sulle Alfa Romeo Duetto “Osso di seppia”, sugli immancabili Maggioloni e sui coloratissimi VW Van, che fanno così tanto Beach Boys. Tantissimi, inoltre, gli esemplari storici di auto italiane che hanno contraddistinto la nostra infanzia: 500, 600, Giulietta, Ritmo, 126, Delta, Mini e un’Alfasud che mi ha ricordato le mie vacanze estive da bambino a Vietri sul Mare.


Nel giro di tre ore sono riuscito comodamente a visitare con calma tutti i padiglioni e a trascorrere un bel pomeriggio. Ho conosciuto appassionati specialisti come Marcello, che rinuncia alle ferie estive per restaurare e mantenere le sue Guzzi; isteriche signore rompiscatole come Ofelia (nome d’immaginazione, nda), che mi ha costretto a cancellare le foto scattate al suo stand di t-shirt; e collezionisti come Fausto, che non avendo più spazio per le sue auto vintage nel garage dei Parioli si è trasferito con tutta la famiglia in un casale sulla Flaminia, dove può disporre di una rimessa di oltre 200 mq.


Prima di riprendere la Triumph e scioglierla dalle catene per tornarmene a casa, non posso fare a meno di notare uno stand che ci mette poco a rapirmi: la simpatia di Nino e Ciccio, i due banconisti siciliani con camicia bianca e coppola e gilet neri, e la loro vetrina di fumanti arancini al ragù, di croccanti e deliziosi cannoli di ricotta riempiti al momento e di bottiglioni di profumato Nero d’Avola di produzione propria, esercitano per me un irresistibile canto delle sirene: se dopo aver visitato Fuoriserie i miei occhi sono temporaneamente sazi, è arrivato il momento di colmare anche quello spazietto da merendina che mi si è testé aperto nello stomaco…


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2 commenti:

  1. Indubbiamente una bellissisma manifestazione.
    Peccato essere così lontani.

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  2. Già, dal punto di vista della varietà di iniziative, Roma è una location generosa. E comunque segnalo sull'agenda per il prossimo anno, basta organizzarsi. E ti offro pure un arancino... ;)

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