martedì 25 gennaio 2011

06 novembre 2010: Eicma or nothing

Avevo voglia di scrivere stasera: viva la superficialità, le motociclette mi ispirano come poco altro! Più guidarle che guardarle.

Da qualche anno ormai l’Eicma è uno dei miei svaghi fissi e preferiti, sinceramente non so nemmeno che diavolo significhi la A di Eicma ma non m’importa cercarlo sul web per fingere di sapere sempre tutto.
Aggiungerò qualche foto di pessima qualità scattata ai modelli che hanno attirato la mia attenzione. Le immagini dicono sempre più di molte parole buttate al vento.

Da quando avevo 13 anni resto innamorato delle moto da enduro (quelle vere) e puntualmente staziono allo stand KTM, anche se quest’anno era pieno di stradali e orride crossover e semi deserto di ruote tassellate. Ho contemplato per almeno 30 minuti la Rally 450: leggera ed affidabile, aspetto con ansia che venga commercializzata. Chissà su quali piste sterrate e deserti sabbiosi riuscirebbe a portarmi…


Gran ressa, come prevedibile allo stand Ducati. La nuova Multistrada? Troppa plastica, fin troppa elettronica. Le supersportive? Mai piaciute. C’è una novità: la Diavel Carbon, per me incomprensibile per un marchio come Ducati. E non è un prototipo.


Molto meglio la cara “vecchia” Monster, straordinaria nella nuova versione 1100 Evo: fa sempre la sua porca figura!


Adoro i caschi vintage, magari non quelli, usati, logori e talvolta inforforati, che si trovano ai mercatini. Meglio quelli nuovi. Sono indeciso: modello McQueen nero e bianco, che esalta il mio profilo dantesco…


… o quello “confederate flag”, che fa molto Iron Butt?


Naturalmente il cuore mi porta fino allo stand Triumph, da cui mi attendo tanto. Sapevo già che l’estetica della nuova Speed Triple mi avrebbe dato un dolore e così è stato. Il nuovo doppio faro, più squadrato e profondo, la fa somigliare ad una made in China. Boccio severamente le fiancatine laterali sul radiatore in tinta con la carrozzeria e la plastica opaca e di pessima qualità (tattile e visiva) sul sebatoio... Insomma, sarò un conservatore, ma fa cagare. Nessun appunto invece sulle prestazioni, sulle migliorie tecniche e soprattutto sul sound unico e speciale dei 3 cilindri britannico.


Mi attizza molto, nonostante la presenza di troppa plastica e la fastidiosa ispirazione alle linee estetiche della BMW GS 1200, la sostanza e la cilindrata inedita della nuova Triumph Tiger 800 XC. Nera, leggera e confortevole, sarebbe perfetta per i 5000 km del prossimo viaggio verso l’isola di Man… Sarei persino disposto a prendere il traghetto da Liverpool alle 02 del mattino con quel fetente di Flash Fx.


C’è un’altra endurona che mi fa sognare, specie dopo aver letto le avventure di Moto Guzzi Ron in viaggio per l’Alaska: la Stelvio 1200 NTX. Che fascino, che sound emozionante e che vista eccitante quel bicilindrico a V di 90° che sporge sotto il telaio…



Ed ecco la V7 Racer. Splendido il serbatoio in alluminio lucidato, ma nel complesso credo sia uno “specchietto per le allodole”: ok la componentistica ricercata, ma meno di 49 CV sono una vergogna! Tanto vale farsi una V7 Classic e poi personalizzarla (ed elaborarla) su misura.



Sempre allo stand Moto Guzzi, ecco la 1200 Sport 4V. Non fa per me, ma sempre quel fetente di Flash m‘ha fatto una testa tanta: “me la farei, me la farei, scatta qualche foto". Accontentato.


Faccio un salto anche alla Harley Davidson. Mi piacciono solo il look spartano delle Sportster e la nuova forty-eight con il serbatoio a nocciolina. Non posso fare a meno di ammirare anche il nuovo acquisto del mio caro amico Cipiti, che ha investito più di 20 mila euro per mettere in garage un fantastico esemplare personalizzato di V-Road Muscle nera opaca!


Intramontabile la Vespa PX: finalmente alla Piaggio hanno capito che la LML negli ultimi 2 anni gli ha fregato milioni di euro e il vespone è di nuovo in vendita (nonostante la nuova sella orribile). Mi tengo stretto il mio Bajaj Chetak 150, tremendamente cool.



Per equità ecco anche la nuova Lambretta: un tempo la costruivano sulle sponde del fiume Lambro, adesso le catene di montaggio sorgono tristemente a qualche chilometro da Shangai. Ho un dubbio: dov’è finito il cambio sul manubrio?!


A proposito di grandi classici. Storie che mi intrigano. Come quella della Kawasaki W800 (ex 650), nata come clone della Triumph Bonneville: sella 70’s, ottime finiture e l’incoscienza del tamburo posteriore… Chissà perché le classiche prodotte in Giappone mi ispirano fascino. Chi ne possiede una è più avanti di quelli come me, che, per non sbagliare, hanno preferito rassicurarsi con una bicilindrica di Hinkley.


Ultimamente ho un trip, nato un paio d'anni fa ed esploso da quando, lungo via della Pace, ho incrociato un esemplare delle classic made in India. La Royal Enfield. Potenzialità enormi di customizzazione, l'incredibile emozione di viaggiare su un vibrante monocilindrico 4t da 500cc e l'eleganza di un design semplice e lineare fatto di ferro e alluminio. La mia Scrambler dovrebbe essere gelosa della Bullet...


Incontro qualche amico rider della SRT: il Bradipo, stordito della hostess MV e avvolto nel suo gilet nero pieno di patch, e Chrispeed80, in sella ad un Benelli TNT.


Infine la più acclamata, votata e ammirata del salone: la MV Agusta F3. Un capolavoro di design e stile. Mentre tutti comprensibilmente si accalcano sui pochi centimetri coperti della suddetta hostess, per me è facile zoomare sul cerchione color oro e sullo splendido scarico della F3. Dinanzi ad una moto così elegante e perfetta è difficile non meravigliarsi.

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