Quando pensi che le belle storie siano perlopiù artefatte da penne in crisi di ispirazione, ecco che dal cielo ne cade una speciale che ha come protagonisti un vecchio biker ungherese, Mathyas Balint, 85enne originario della Pannonia, antica regione confinante con il Danubio, e una moto, la supersportiva più desiderata del momento, la Ducati 1199 Panigale S.
Vi siete mai chiesti come vorreste arrivare a 85 anni? Leggete questa. La storia è stata pubblicata per la prima volta qualche giorno fa dal magazine ungherese nyugat.hu e mi ha talmente rapito che ho deciso di tentare di darle un senso in italiano, in modo diffonderla anche nel nostro paese, che poi è proprio quello dove Ducati produce la Panigale, suscitando il batticuore a una marea di smanettoni incalliti.
Vi siete mai chiesti come vorreste arrivare a 85 anni? Leggete questa. La storia è stata pubblicata per la prima volta qualche giorno fa dal magazine ungherese nyugat.hu e mi ha talmente rapito che ho deciso di tentare di darle un senso in italiano, in modo diffonderla anche nel nostro paese, che poi è proprio quello dove Ducati produce la Panigale, suscitando il batticuore a una marea di smanettoni incalliti.
Mathyas Balint, chiamato affettuosamente zio Mat, aveva un sogno. Non uno normale, ma un sogno da 205 CV. Quando lo scorso novembre vide le foto dell’ultima nata in casa Ducati, presentata per la prima volta all’EICMA, capì subito che quella moto doveva essere sua. Perciò, nel dicembre 2011 fu il primo ungherese a ordinare una Panigale. Quando lo zio Mat si presentò in concessionaria, il personale pensò si trattasse di uno scherzo, ma presto fu chiaro a tutti che il nonnino faceva sul serio: tanto ammirato quanto guardingo, prima girò lentamente intorno alla Panigale esposta nel salone, poi salì in sella per carpire le prime sensazioni. L’ultima volta che in concessionaria videro il vecchio ducatista fu nel 2009, in occasione dell’acquisto di una Ducati 1098 R, che da allora ha guidato quotidianamente e con regolarità. Proprio in quella occasione promise al rivenditore che sarebbe tornato dopo tre per un nuovo acquisto. E fu di parola!
Mathyas può vantare una grande conoscenza delle supersportive italiane, in passato ha avuto tra le mani modelli Ducati leggendari, come la 916 SP, la 999 R e la 996 R.
Mathyas può vantare una grande conoscenza delle supersportive italiane, in passato ha avuto tra le mani modelli Ducati leggendari, come la 916 SP, la 999 R e la 996 R.
Ce lo vedete un 85enne su una Panigale? Lo zio Mat è l’eccezione che conferma la regola, in sella è completamente a suo agio e non c'è da meravigliarsi. La sua prima motocicletta arrivò alla fine degli anni ’30, prima di approdare a una carriera agonistica di tutto rispetto. Ha vissuto una vita avventurosa, fatta di momenti buoni e meno buoni, cercando sempre di far tesoro di ogni esperienza.
Nel 1946, a 19 anni, iniziò come meccanico di auto, poi passò alle moto, quindi decise di correre in pista, partecipando a qualche competizione nell’Ungheria meridionale e portandosi a casa qualche trofeo. Si specializzò nei motori Honda e nei primi anni ‘60 riuscì a vincere anche il campionato ungherese.
Lo zio Mat ama le corse ma insiste nel voler lanciare a tutti i biker, in particolare ai più giovani, un messaggio a favore della sicurezza: “Dimostrate le vostre capacità di guida sulla pista e non lungo le strade aperte al traffico”. Mathias ne sa qualcosa, durante la carriera agonistica ha imparato molto dalle tante lesioni collezionate: fratture a quasi tutti gli arti (una volta, gli è passato sopra i piedi persino un trattore), ma sempre recuperate con coraggio e fierezza.
Mathyas è vedovo dal 1992. Si separò dalle sue moto per qualche tempo, poi di nuovo tornò a correre in pista. Quando nel 2005 gli diagnosticarono un tumore, ancor prima di entrare in sala operatoria, disse al chirurgo che nonostante tutto avrebbe continuato a guidare una moto. E così avvenne.
Gli auguriamo tutto lo spasso di questo mondo con la sua nuova moto e speriamo di incontrarlo presto in sella, magari al prossimo WDW, per imparare da lui come ci si gode la vita senza badare troppo a qualche capello bianco...
Nel 1946, a 19 anni, iniziò come meccanico di auto, poi passò alle moto, quindi decise di correre in pista, partecipando a qualche competizione nell’Ungheria meridionale e portandosi a casa qualche trofeo. Si specializzò nei motori Honda e nei primi anni ‘60 riuscì a vincere anche il campionato ungherese.
Lo zio Mat ama le corse ma insiste nel voler lanciare a tutti i biker, in particolare ai più giovani, un messaggio a favore della sicurezza: “Dimostrate le vostre capacità di guida sulla pista e non lungo le strade aperte al traffico”. Mathias ne sa qualcosa, durante la carriera agonistica ha imparato molto dalle tante lesioni collezionate: fratture a quasi tutti gli arti (una volta, gli è passato sopra i piedi persino un trattore), ma sempre recuperate con coraggio e fierezza.
Mathyas è vedovo dal 1992. Si separò dalle sue moto per qualche tempo, poi di nuovo tornò a correre in pista. Quando nel 2005 gli diagnosticarono un tumore, ancor prima di entrare in sala operatoria, disse al chirurgo che nonostante tutto avrebbe continuato a guidare una moto. E così avvenne.
Quando ha ritirato la sua Panigale S, caricandola con cura e delicatezza su un carrello, lo zio Mat ha dichiarato di essere molto eccitato all’idea di guidarla per la prima volta: "Può sembrare strano vedermi portarla via sul carrello senza scattare subito in sella, ma per me una moto nuova è come una donna. Va prima conquistata. Me la porto a casa, mi ci siedo accanto ad ammirarla in compagnia del mio cane ed effettuo tutte le regolazioni e i settaggi necessari. Dormirò molto bene stanotte". Lo credo bene… Il vecchio Mat, abituato com’è alle supersportive Ducati, non avrà nessuna difficoltà a gestire l’enorme potenza della 1198: "Sfrutterò regolarmente la Panigale, sia per una birra al pub con gli amici, sia per i nostri abituali giretti del weekend”. Viva la vita!
Dopo 85 primavere, per Mathyas Balint, gloria del motociclismo ungherese degli anni '50, la Panigale potrebbe rappresentare l’ultima vera moto di razza. Quest'uomo è un alfiere del pensiero positivo che dimostra a tutti noi quanto la grande passione per la moto possa mantenere giovani non solo lo spirito ma anche il corpo. Gli auguriamo tutto lo spasso di questo mondo con la sua nuova moto e speriamo di incontrarlo presto in sella, magari al prossimo WDW, per imparare da lui come ci si gode la vita senza badare troppo a qualche capello bianco...
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