domenica 12 febbraio 2012

Moped Top 5 Chart


Molti opinionisti, filosofi e ciarlatani sono soliti affermare che per comprendere dove andiamo occorre chiederci da dove veniamo. Ecco perché questa settimana, conlamoto.it si trasformerà per qualche giorno in conilmotorino.it… Prima di essere adulti ed avere la fortuna di guidare maximoto di ogni genere, la maggior parte di noi, da teenager, ha esordito sulle due ruote in sella a un semplice motorino 50cc a pedali: quello che in gergo si chiama moped
Via con la carrellata di nostalgia: chi girava sul motorino del nonno, chi lo ha acquistato usato, chi lo ha condiviso con la sorella, chi se l’è fatto regalare per il quattordicesimo compleanno, chi lo elaborava fino a potenze indicibili. Con 2000 lire di miscela al 3%, spesso versate al benzinaio a monete da 100 e 200, ci si campava almeno due o tre giorni. Se si restava col serbatoio a secco, bastava pedalare. E, in caso di salite ripide, spingere poche decine di chili non era proibitivo, anzi quasi divertente.
Negli anni ‘80 i moped erano diffusissimi e vendutissimi, anche se la loro storia iniziò molti anni prima e proseguì per molti anni dopo, fino alla diffusione di massa degli scooterini, nei primi anni ’90. 
Un’infinità di marchi e modelli, alcuni caduti del tutto nell’anonimato, altri divenuti sempreverdi grazie alla gran quantità di esemplari prodotti. Tra tutti, per la mia personalissima Moped Top 5, ho scelto questi:

05. Tomos


Erano gli anni in cui giravo con il TS (tacco e sola…) e qualunque motorino mi avrebbe fatto comodo. Ma il Tomos no, quello proprio no. Online non ho trovato una gran letteratura dedicata a questo motorino fabbricato negli anni ’80 in Slovenia, ma ricordo nitidamente che a quei tempi le televendite sulle reti locali lo davano via gratis a chi acquistava un set completo di pentole! Lo aveva un amico, Massimo, e tramite lui fui testimone diretto della scarsa qualità e delle pessime prestazioni del Tomos: la partenza era drammatica, per spostarlo si doveva spingere con tutte le forze anche in discesa… Luci e bulloni saltavano continuamente, finché anche il misero soffocante motore non arrivava in fretta a fondere per sempre. Era un motorino davvero sfigato, eppure, a distanza di tre decenni, quell’esile motorino dell’Europa dell’est ha un suo fascino, direi che è l’equivalente della Trabant, ma con due ruote.

04. Gilera Eco


È stato uno dei primi motorini che ho guidato. Non ebbe molto successo di vendite, seppur il suo design spigoloso fosse originale. Ruote piccole, cerchi in lega, peso minimo, davvero carino. Lo regalarono a Turi, il mio storico vicino di casa. Gli insegnai a guidarlo e lui, in cambio, me lo prestava per brevi giretti tra le stradine etnee. Nero con decals rosse, era affidabile e inarrestabile. Non soffriva le pendenze, aveva una ripresa straordinaria e partiva alla prima botta. Un giorno, da Catania arrivammo fino al Rifugio Brunek, sull’Etna, avevamo 15 anni. Lui col Gilerino, io con un’endurina Malaguti 50 in sella alla quale mi sentivo il re del tassello. Peccato che lo scarico curvilineo del Malaguti si otturò di olio e grasso e mi lascio a piedi, mentre Turi, su quel microscopico moped, tornò a casa sicuro e tranquillo…
Su Facebook c'è una simpatica fanpage di appassionati dedicata proprio al Gilera Eco.

03. Piaggio Si


Il Si è il moped meglio riuscito. Il più confortevole, il più efficace, il più elaborato, il più rubato. Senza nulla togliere ai mitici Boxer e Bravo. Forcella telescopica, sella lunga con vano sottosella, gancio portaborsa, portapacchi posteriore con mollettone. Come dimenticare il suo acuto ronzio, accentuato dagli scarichi Giannelli, Malossi o Polini? Ha costellato le strade italiane per oltre due decenni, riempiva i parcheggi delle scuole e delle università ed era gettonatissimo anche dagli over 50, secondo solo alla Vespa. I meccanici lo conoscevano come le proprie tasche e, se la memoria non mi inganna, ricordo persino una tascissima versione Ferrari! Agghiaccianti anche alcuni accessori come la retina per il faro anteriore, il tappetino, il portapacchi anteriore e il traversino per il manubrio. Una volta un’amica ne acquistò uno rosso, usato. Era devastato ma lo rimettemmo in sesto acquistando i pezzi di ricambio al mercato nero del tondicello della Plaja di Catania. Con poche migliaia di lire quel Si tornò presto a nuova vita. 

02. Garelli Eureka Flex


Giugno 1986, non avevo ancora compiuto 14 anni. In garage avevamo un motorino bianco a pedali impolverato, già sfruttato in ordine di età da tutti i miei fratelli maggiori. Lo portammo all’officina Pellegrino per la rettifica generale e riprese nuova vita: due nuovi pedali (Piaggio), sostituzione lampade, cambio gomme e via. 
La pedalata era d’obbligo sempre e comunque, in partenza e in pendenza. Le ragazzine mi snobbavano e preferivano montare sugli Atala Master degli amici. Ma nonostante tutto era il mio fido cavallo bianco. 
Già allora ero in fissa con l’enduro, così portavo il Garelli su una piccola pista da cross abusiva vicino casa, era uno spasso. Un giorno la classica rompiballe che abitava accanto al campetto chiamò i vigili urbani: arrivò un tizio a bordo di un Vespone 125 blu scuro con le scritte della Polizia Municipale. Era il presidente della società di pallavolo per cui giocavo. Finì a granita (con panna) e brioche…
In un solo anno diedi a quel mitico Garelli il colpo di grazia e mi vidi presto costretto a venderlo a un anziano signore. Il motore era ormai totalmente spompato e temevo la prova di guida preacquisto. Ma quel nonnino era entusiasta e dopo avermi versato 300.000 lire cash si dileguò, gongolando in sella verso il centro città e salutandomi con due colpi di cicalino. 
Rividi un esemplare dell’Eureka Flex solo molti anni dopo, nel 2008, in un cortiletto privato, e lì uno scatto (quello che vedete) fu d’obbligo.

01. Piaggio Ciao


È stato prodotto per quasi 40 anni, addirittura fino al 2006, vendendo più di ogni altro ciclomotore italiano. Spartano, semplice ed economico ma simpatico come pochi altri grandi cinquantini della storia. 
Con i proventi di un mese di volantinaggio, ai tempi dell’università, lo acquistai presso un’officina di via Plebiscito, un popoloso quartiere catanese. Montava un orrenda sella lunga aftermarket che sostituii subito con il sellino originale. Sul manubrio piazzai una borsetta nera da cross che faceva da unico spazio dove riporre chiavi, attrezzi e soldi. Più avanti ospitò anche il misurino per la miscela, strumento indispensabile per quel nostalgico rito che precedeva ogni pieno dal benzinaio. Non so come, sul Ciao si viaggiava anche in due, senza far mai troppo caso allo scarso confort per il fondoschiena. Il Ciao non aveva sospensione posteriore e l’anteriore a biscottino era appena sufficiente a digerire qualche piccola piega dell’asfalto. Forse per questo una volta mi si squarciò letteralmente in due all’altezza del serbatoio: la miscela cominciò a trabordare e pensai di essere spacciato. “Tranquillo Di Stefano”, disse il meccanico: fu sufficiente una saldatrice e, a parte la cicatrice (che lo rese ancor più sexy e vissuto), il telaio tornò come nuovo! Girarci con i piedi sui pedali dava un senso di libertà unico, ai tempi non era obbligatorio nemmeno il casco, e il Ciao era leggero come una bicicletta. Una mattina, andando a lezione a velocità della luce, su un dosso diedi un leggero colpo di anca al posteriore e mi ritrovai inaspettatamente a candela su una ruota per almeno 50 metri! Per non parlare di tutte le volte che, sbloccando il mozzo posteriore tramite il pulsante magico, discendevo la statale etnea a motore spento.
Il Ciao è il moped numero uno perché è il più smart che sia mai esistito. Con lui ho avuto una vera e propria storia d’amore e farà sempre parte di me. 

Lascia il tuo commento al post

Scopre le altre alle CHART
Vai agli ITINERARI 
Vai alle INTERVISTE  
Vai agli 
SPECIALI 

Torna alla HOME

Seguici anche su:

3 commenti:

  1. beh..... io dico il ciao.....

    o forse il si!!!

    non lo so... è troppo difficile per me!

    RispondiElimina
  2. Garelli (3 marce) e Ciao!

    RispondiElimina
  3. Il Sì, stra-usato e ormai stra-spompato, mi ha portato in giro per 3 anni prima dell'endurona anni'80...
    Eppure ho 22 anni!
    Sono solo un po' fuorifase, rispetto ai miei coetanei...

    RispondiElimina