domenica 29 gennaio 2012

Nico Cereghini: storie di moto e segreti di guida


Una volta in classe, avrò avuto 11 o 12 anni, l’insegnante lanciò la classica domanda che esalta l’immaginazione dei ragazzini: “Allora bambini, rispondete alzando la mano: cosa vorreste fare da grandi?”. E lì una variopinta compilation di risposte: il pompiere, il meccanico, l’infermiera, la ballerina. Quando fu il mio turno, mentre gli occhi della prof mi fissavano tramite la piccola striscia compresa tra il bordo superiore degli occhiali e le sopracciglia, esclamai: “Il Nico Cereghini!”. Risate di tutta l’aula…
Erano gli anni in cui compravo i miei primi Tuttomoto e Motociclismo, ma soprattutto gli anni in cui la domenica mattina litigavo con i miei fratelli maggiori per sintonizzare la tv su Italia 1, in attesa dell’imperdibile prova di Nico Cereghini, il tester di moto di Grand Prix! Oggi, che di anni ne ho 37, continuo ad ammirare il suo essere motociclista, pilota e giornalista insieme. Mica facile.
Grazie a Conlamoto.it riesco a scambiare qualche battuta con Nico e lo mitraglio di tutte quelle domande che sin dai tempi della scuola media avrei voluto fargli. Lui, con eleganza e disponibilità, risponde divertito dietro la solita folta barba rassicurante: “La porto da quando avevo diciassette anni; anzi, una volta era molto più lunga”.

Fonte: nicocereghini.it

È proprio da ragazzo che Nico inizia la sua esperienza in pista in sella a una moto da corsa: "Come tutti, convinto di saperci fare. Sono entrato in pista la prima volta nel ’68, con una Ducati 250 Desmo che avevamo in prova a Motociclismo. Sulla Junior di Monza, con la pioggerella. Ero da poco collaboratore con il mensile. Da quel momento ho voluto correre, idea fissa come per tanti ragazzi; presto ho esordito nella 500 km di Vallelunga con una 500 Suzuki Titan a prestito, di proprietà del mio editore, in coppia con il collega-collaboratore Gianni Belli”. E da lì Nico non ha smesso di spingere forte in pista per tutto il periodo dei mitici anni ’70, togliendosi anche qualche sfizio: “Oltre a qualche bel podio nella 500 GP - parlo di gare italiane, perché nel mondiale ho collezionato soltanto rotture meccaniche - ho avuto molte soddisfazioni nel mondiale Endurance. Sei volte ho corso la 24 Ore di Le Mans, il celebre Bol d’Or. Nel ’75 ho fatto il secondo posto nella 24 Ore di Spa-Francorchamps, con la Laverda 1000 tre cilindri ufficiale, ed il terzo posto alla 1000 km del Mugello. Nel ’78 ho portato in pista la sei cilindri 1000 Laverda ufficiale, al Castellet in Francia nel Bol d’Or. Anche se si è rotta a metà corsa, è stata l’unica corsa che ha fatto quella moto: una vera leggenda”.
Cereghini insomma si è fatto le ossa sul campo e ha pilotato moto non proprio semplici da domare: “Le prime RG 500 Suzuki, a quattro cilindri, erano due tempi potenti e scorbutiche. Oggi 100 cavalli fanno sorridere, ma avevano duemila giri di utilizzazione…”. In carriera, da pilota prima e da giornalista poi, ha avuto il privilegio di correre e lavorare al fianco di grandi campioni, alcuni già passati a miglior vita, altri ancora in forma o pienamente in attività: Agostini? “Il primo professionista della moto, magico”. Cadalora?  “Preparato tecnicamente e bellissimo nella guida”. Lucchinelli? “Geniale, talentuoso e incontenibile”. Spencer?  “Misterioso ma rivoluzionario nella guida”. Doohan? “Serio e molto per bene”. Capirex? “Coraggioso e fisico nella guida”. Biaggi? “Meticoloso, esigente, veloce e troppo malfidente”. Rossi? “Il più grande, quello che meglio rappresenta la moto”. Stoner? “Incredibilmente veloce e finissimo nella guida”. Sic? “Esuberante, talentuoso, sfortunatissimo”.
Chissà cosa si prova a gareggiare contro rivali leggendari e carismatici del calibro di Agostini o Lucchinelli e chissà se un pilota professionista può fare il tifo per un avversario: “Non credo”, sottolinea Nico, “al limite può trovare meno fastidioso se vince uno dei piloti che conosce meglio e non gli sta antipatico”.
Correre a certi livelli mette mente e corpo a dura prova e prima o poi si arriva darci un taglio, un momento indimenticabile per un pilota: “Alla fine del ’78, avevo trent’anni e lo spazio per chi correva soltanto per passione diventava sempre più stretto. Avevo cominciato già da giornalista, per il piacere di guidare in pista. Ma senza lo spirito supercompetitivo e i milioni a disposizione non si poteva più continuare. Ho corso nel periodo più bello del motociclismo: gli anni Settanta, mitici come i Sessanta per la musica”.

Fonte: nicocereghini.it

Un’esperienza agonistica del genere sarebbe già un bel palmares da tenere fieramente nell’anima, ma Nico Cereghini, parallelamente alle corse in moto, si da fare anche nelle redazioni delle riviste specializzate, allora molto diverse da quelle attuali: “Alla fine degli anni ‘60 c’era molta passione e poca professione. Ma grandi maestri come Perelli, Patrignani e Colombo”. Dopo Motociclismo (per cui è stato anche vice-direttore) Cereghini ha collaborato con tante riviste di settore: Il Pilota Moto, La Moto, TuttomotoRiders: “Oggi, nell’era digitale, c’è un’infinità di blog indipendenti e forum online dedicati alla moto. Una gran bella opportunità, non tutti affidabili però. Ma la stampa tradizionale ha ancora senso: è bello tenere in mano un giornale, leggerlo a letto prima di dormire, avere le fotografie da guardare anche quando sei impegnato seduto… in bagno. E raccogliere in uno scaffale le cose che colpiscono di più. Internet è bello, ma gli oggetti della nostra vita mantengono sempre un certo fascino”. Quando gli chiedo quale rivista di moto europea ritiene la più autorevole, la risposta è ambigua: “Credo sia ancora la tedesca Das Motorrad, ma non ne sono sicurissimo”.

Fonte: nicocereghini.it

Nel 1985 arrivano Italia 1 e la redazione di Grand Prix, dove da subito conia il celebre slogan Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza. Sempre! “E’ nato fin dalla prima prova televisiva. Volevamo dare anche un messaggio di responsabilità e di sicurezza, perché la moto è bellissima però occorre consapevolezza.” Così, anche grazie alla tv, Nico Cereghini accresce la sua popolarità e diventa uno dei tester di moto più celebri e autorevoli. Chissà se si rende conto di quanto invidiamo la sua fortuna tutte le volte che prova per primo una moto: “Certo, è un grande privilegio. Nella vita ci vuole talento ma anche fortuna; però sento di essermi meritato questa soddisfazione dopo tanti anni di giornali specializzati, pagato pochissimo, spesso senza nemmeno i contributi perché era una editoria minore, e dopo aver dimostrato che in moto ci sapevo andare. Tutto va conquistato, niente arriva gratis”. Scooter, stradali, endurone, maxi: sotto le sue mani sono passate le moto e i marchi più importanti dell’ultimi trent’anni. Ma su tutte ricorda una prova indimenticabile: “Il confronto al Mugello tra una Lamborghini guidata da Andrea De Adamich e la Suzuki GSX-R 1100 che guidavo io. Memorabile la bella impennata lungo tutto il rettilineo del traguardo. Vinse la moto ma recitammo un pareggio…”.
Oggi Nico conduce Fuorigiri, il dopo-gara della MotoGp di Italia 1. Parlare della prossima stagione del Motomondiale è inevitabile: “Stoner è il naturale favorito. Honda e Casey saranno difficilmente battibili. Spero che Vale e la Ducati possano avvicinarsi alle vittorie parziali”. Dietro ispirazione del mio amico Bagarre! gli chiedo anche se trova più appassionante la MotoGP o la SBK: “La prima. Perché è la massima formula e ci sono i migliori talenti. Amo moltissimo la SBK, ho iniziato a correre con le derivate dalla serie. Naturalmente lo spettacolo della MotoGP non è sempre al top e la SBK quasi sempre è più vivace, ma del resto è sempre stato così: il mondiale velocità, quello dei prototipi, non può essere combattuto come il campionato delle derivate dalla serie. Tuttavia è quello che riscuote il maggior interesse dal 1949”. E la gloriosa quanto bistrattata Dakar, appena conclusa con la vittoria di Despres su KTM? “Mi appassiona molto meno di quando la seguivo come inviato. Ma resta una bellissima corsa, soprattutto per chi la fa con la moto”.
Dopo fiumi di parole raccontate sul piccolo schermo e scritte sulle riviste specializzate, Nico Cereghini si è dedicato ad un libro che non può mancare sul comodino: Da Agostini a Valentino - Storie di moto e segreti di guida: “E’ un libro per chi ama la moto. La passione si può sintonizzare con la bella guida, e io penso che i gesti dei piloti e quelli dei motociclisti della strada siano gli stessi. Raccontando aneddoti interessanti, vorrei che i motociclisti si sentissero vicini ai loro idoli e li imitassero anche nella serietà del loro approccio con la moto. Credo nella leggerezza, detesto chi se la tira; ma credo anche nelle cose fatte bene”. E d’altronde, chi più del popolo delle ha bisogno di un livello elevato di consapevolezza e maturità: “I motociclisti italiani non sono peggiori dei francesi e dei tedeschi e sono meglio equipaggiati. Naturalmente c’è una minoranza che guida esagerando, ma questo atteggiamento non è il frutto della passione, bensì dell’illegalità diffusa che respiriamo oggi in Italia. Siamo particolarmente individualisti e maleducati. Come popolo. Purtroppo”.

Fonte: nicocereghini.it

Da sempre Nico è un portabandiera della sicurezza e cita tre importanti azioni che potrebbero migliorarne sensibilmente il livello: “Air-bag, prudenza e competenza”. Anche se, naturalmente, in sella l’errore e il pericolo sono sempre dietro l’angolo: “Diamo per scontate un mucchio di cose. Questo è il peggior rischio. E il superamento della colonna di auto, ferme in città o lente fuori, è la condizione più minacciosa”.
Ma con gente come Cereghini l’argomento più interessante da condividere resta quello della pura passione per la moto. Continuiamo a guidare su due ruote con la pioggia, a cinque sotto lo zero o con il sole d’agosto a picco, quando potrebbero comodamente guidare una berlina climatizzata: “Non siamo mica scemi”, commenta ironico. E continuiamo a portare nel cuore la nostra prima moto anche dopo decenni, come fosse la migliore di tutte: “La mia era una Gilera 98 Giubileo modificata da regolarità. Avevo diciassette anni. Ho lavorato un anno per comprarla, mentre andavo al liceo, e mi hanno dato una bella fregatura: l’ho pagata quasi come nuova e invece era alla frutta. Un famoso concessionario dell’epoca, che detesto ancora con tutte le mie forze. Durò soltanto otto mesi… Ai tempi sognavo le moto inglesi, soprattutto la BSA Spitfire 650. Ma presto ho scoperto che era un bidone e che non stava insieme. Le inglesi stavano morendo, ecco la verità che non conoscevo da ragazzo; per fortuna arrivarono le italiane Laverda, Guzzi e Ducati. E anche Honda e Kawasaki”.
Oggi Nico guida una confortevole tedescona: “Tutti i giorni, con il sole o con la pioggia, mi sposto su una tranquilla GT da 110 cavalli, comoda ma all'occorrenza anche dinamica il giusto. E se voglio qualcosa di più chiedo una Ducati o una supersportiva da usare un po’ in pista”. Si è concesso pure qualche bel tour macinachilometri: “Ora viaggio meno, la schiena è quella che è, ma ho girato l’Europa e parte dell’Asia. Viaggio più insolito quello in Grecia e Turchia, nell’estate del ’73, con una Laverda SF 750 con il manubrio in due pezzi, la moglie, la tenda, i sacchi a pelo e persino il fornelletto e qualche pentola... Cinquemila chilometri così ed ero fisicamente pronto per la 24 Ore di Le Mans. Braccia di ferro!”.
Chiacchierare di moto e di avventure è appassionante. Eppure, sembra incredibile, l’età media dei centauri italiani continua a crescere: “I ragazzini di oggi hanno tanti altri interessi, e tutti appassionanti. Sono i nostri tempi…”. Così, le case costruttrici reagiscono alla crisi sfornando modelli tuttofare sempre più rassicuranti: “All’EICMA mi sono piaciute le due Honda 700, che costano poco e consumano pochissimo. Vedremo se il mercato le premierà; non è scontato perché per noi domina ancora la passione”.

Fonte: nicocereghini.it

Sono passati molti anni da quella mitica foto del 1974, sul podio a Misano, dove Nico Cereghini fumava soddisfatto la sua meritata cicca. Per fortuna col tabacco ha smesso da anni:” E meno male! Fumavo anche due pacchetti al giorno”. Oggi, quando non è in sella, in tv o in redazione, ai vizi preferisce cose semplici e salubri: “Mi piace disegnare, leggere; mi piace la montagna e una volta la settimana, se posso, vado a fare una bella camminata. L’estate, venti giorni di escursioni in Dolomiti”. E anche lì, ne sono certo… Scarponcini ai piedi ben allacciati, occhi aperti anche di giorno, e prudenza. Sempre!

2012 © Alberto Di Stefano - Conlamoto.it

Lascia il tuo commento al post 

Scopri le altre INTERVISTE di Conlamoto.it
Vai agli ITINERARI

Torna alla HOME
Vai agli SPECIALI 

Seguici anche su:

Nessun commento:

Posta un commento