Din don! Premessa: se cercate commenti o scatti dedicati alle arrazzanti miss del salone, sempre molto apprezzate dal popolo biker, cercate sulla fanpage di conlamoto.it su Facebook e troverete un’ampia gallery di scatti dedicata agli “appassionati” del genere… In questo post non troverete, salvo qualche caso raro, nemmeno immagini delle moto esposte (anticipate già nei giorni scorsi da tanti siti di settore). Ma anche in questo caso, sempre sulla nostra fanpage su FB, è disponibile una gallery specifica, in modo da soddisfare quel desiderio, mai pago, di curiosare virtualmente tra gli stand.
Quest’anno lascio il parcheggio della Fiera di Rho, dopo una giornata intensa tra un padiglione e l’altro, con in mente un’insolita e azzardata equazione tra acronimi: EICMA = IKEA… Il mio stato psicofisico è molto vicino a quello raccontato da Paolo Migone di Zelig nell’irresistibile sketch dedicato all’epopea di un’irresponsabile domenica trascorsa dentro il mobilificio più famoso e diffuso al mondo. Vale la pena ammazzarsi e sfinirsi, come poche volte capita in un anno intero?
Dal momento in cui metti piede dentro il salone, nonostante non sia la prima volta, vai avanti a profusione, come un automa strafatto di ecstasy e Red Bull, passando da uno stand all’altro senza tregua: non bevi, non mangi, non ti siedi, non guardi l’orologio, non togli il cappotto, non rispondi al cellulare, non smanetti Facebook. Una totale ipnosi esercitata da questo eccezionale lunapark delle due ruote.
Arrivi all’ultimo secondo dell’orario di apertura disidratato, con il mal di testa e il mal di schiena, con le vesciche ai piedi, col naso che cola, con lo stomaco vuoto, con le braccia indurite dal peso delle buste piene di (inutili) gadget e soprattutto con le idee estremamente confuse su quale modello ti abbia convinto o deluso di più. Nessuno si azzardi a domandarti: allora? che ne pensi? Per avere una visione equilibrata delle informazioni tecnico-estetiche che il tuo maltrattatissimo cervello ha assorbito durante una giornata all’EICMA occorre attendere almeno due o tre giorni. Poi le idee, progressivamente, si riordineranno.
Lo scorso anno toccò alla MV Agusta F3. Quest’anno lo scettro della moto più bramata, come ampiamente preannunciato, tocca alla Ducati 1199 Panigale: già dai primissimi minuti di apertura della fiera, lo stand del marchio italiano più desiderato del momento è pieno così di gente che asserraglia i palchetti della nuova supersportiva, ma anche del Diavel (in tutte le sue nuove edizioni) e della Multistrada (bellissima la colorazione nero bianco rossa).
Tappa obbligata alla Zard, azienda sempre più operativa, che produce scarichi esteticamente sobri ma dal sound orgasmico: perché continuo inutilmente ad ammirare quello per la mia Scrambler senza mai acquistarlo? Sigh.
All’EICMA adoro girare tra gli stand dei migliori produttori di caschi: AGV, Premiere, Schubert, Shoei, Arai. Un’esplosione di colori e, in un colpo solo, le collezioni dei modelli appartenuti a tantissimi campioni del presente e del passato.
Un occhio al vecchio Fantic Caballero, un altro alle bagger della Victory (su cui abbiamo dibattuto sul post pubblicato qualche settimana fa), il passaggio al modesto stand delle carotone KTM, e la sosta inevitabile in BMW: resto persuaso che il marchio bavarese debba essere sinonimo di motore boxer, il resto non mi attira. Anch’io mi accodo a chi si augura che i tedeschi facciano marcia indietro sulla decisione di dotare di raffreddamento a liquido il loro iconico bicilidrico. Poco distante dall’elica, le novità Husqvarna: la Nuda 900 e il plasticosissimo prototipo della Moac. Quest’ultima, spiace dirlo, non ha nulla a che vedere con l’originale scrambler rossa e bianca, esposta a pochi passi, su cui fa da sfondo una gigantografia dell’emblema del motociclista, Steve McQueen.
Allo stand Triumph il mio entusiasmo vacilla proprio davanti a uno dei modelli più attesi del salone, la Adventure 1200. Non esistono ancora test sulle prestazioni, ma esteticamente, a prima vista, non mi ha convinto affatto. Plastica dappertutto, un nuovo incomprensibile logo sul serbatoio, forme anonime. Non suscita emozione: con tutto il rispetto, è più entusiasmante la nuova Tiger 1050! Boh… Ancora una volta sono le classiche di Hinkley a scaldarmi il cuore e a riaccendere la fiamma che c’è in me.
Uno vicino all’altro, e per questo con i rispettivi spazi un po’ sacrificati a causa delle sinergie di gruppo, gli stand Aprilia, Piaggio, Gilera e Moto Guzzi. Da quest’ultima mi aspettavo di più e, a parte la California celebrativa e la V7 Special Edition, resto a bocca asciutta. Molto eccitante il prototipo di Vespa, molto vicino alle forme dell'indimenticabile 50 Special.
L’Oscar per lo stand più spettacolare di questa edizione dell’EICMA secondo me va senza ombra di dubbio alla casa più ricca del mondo, la Honda. Non solo tutti i modelli in listino, le attese GL1800 Gold Wing, Crosstourer e Integra, ma anche tutte le moto da pista provenienti dalle competizioni di mezzo mondo, tra cui la fotografatissima RC 212V numero 58 da pelle d’oca del compianto Sic. In più lo spettacolo di un’enorme passerella rossa su cui sfilano modelle e modelli che presentano la linea di abbigliamento del marchio giapponese. Uno stand degno del proprio nome che avrà fatto arrossire dalla vergogna molti concorrenti.
Udite udite, a quello della Honda non è da meno l’accattivante stand LML! Già, sono partiti da una deprecata copia della Vespa e, grazie al nuovo configuratore, ai parsimoniosi motori 4T, all’assortimento di colori e di accessori e alla LML Cup, sono arrivati a livelli di immagine e di vendite imprevedibili. Un vero atto di forza espresso da non meno di 100 varianti esposte della Star, per di più cavalcate da eteree modelle! Per non parlare della carrambata dell’incontro con il mio amico Lello "999", ottimo conoscitore di moto, nei panni di un professionale manager dell’azienda. Bravi.
Divertenti e interessanti anche le endurone protagoniste della storia della Dakar esposte allo stand Dueruote, la nuova Kawasaki ZZR1400, gli esperimenti stilistici di Suzuki (che ha presentato davvero la nuova interessantissima Versys 1000!), il sistema D-Air di Dainese (con i caschi celebrativi e le tute sfondate da Valentino come cornice) e il capannello di curiosi intorno alla Vun e alla Duu nello stand CR&S (dove i responsabili ostentavano fieramente un bel panettùn). Poco da dire sugli stand Harley Davidson e Yamaha.
Da segnalare il boom di pubblico presente agli eventi in programma nell’area esterna della fiera, complice l’estate di S. Martino. Bene anche l’area “Eicma Custom”, piena così di fantastiche special, in particolare su base Harley, Triumph e Ducati, e popolata, tra gli altri, persino dalla sezione italiana degli Hell’s Angels. E “The green planet”, spazio con tante idee affascinanti, che tutti dovremmo contribuire a diffondere, per il futuro e per la salute del nostro ansimante pianeta. Molto deludente, per un salone internazionale di tale caratura, l’area “Turismo su 2 ruote”: quattro tavolini in uno spazio di non più di 20 metri quadrati e pochissime opportunità per gli amanti dei viaggi. Era meglio niente. Molto più all'altezza l’omologa area presentata lo scorso marzo al Moto Days di Roma.
Appena fuori dall’ultimo padiglione, il coro di una cinquantina di dimostranti che protesta con striscioni e bandiere e sfila lungo la galleria esterna della fiera, urlando slogan e minacciando l’occupazione del salone. Sono lavoratori precari, cassintegrati e neolicenziati. Nella vita ci sono momenti ben più cruciali e delicati della scelta di una moto. Sono loro a sradicarmi dall’ipnosi da EICMA e a scaraventarmi di nuovo nel non sempre luccicante mondo reale.
Nessun commento:
Posta un commento