domenica 30 ottobre 2011

Classic Top 5 Chart

Photo: Charlie M Francis

Questa storia della chart mi ha fatto entrare in fissa già dal mese scorso e stilare la Enduro Top 5 con le tassellate più belle degli ultimi anni è stato un bel trip. Fantastici i feedback dei lettori: molti d’accordo, altri hanno rimescolato le posizioni, altri ancora hanno segnalato l’assenza di modelli degni di far parte delle prime 5 (in particolare la mitica Honda Africa Twin). Quello delle classifiche è un gioco che per qualche istante fa vivere meglio e distrae dalla realtà sempre più incomprensibile del mondo esterno. Un modo per non perdere l’abitudine puerile di entusiasmarsi, come quando da bambini ammiravamo la Guzzi dello zio paterno o la Vespa del nonno.
Con queste ultime nostalgiche parole siamo già entrati in clima amarcord, quindi la categoria su cui sproloquiare questa settimana non può che essere quella delle classiche! Essendo fiero e felice possessore di una Triumph Scrambler, sarei di parte, perciò la lascerò fuori concorso, se no la prima posizione sarebbe senza dubbi sua… 
Lascerò fuori concorso – sono rimasto indeciso fino all’ultimo – anche un’altra moto che avrebbe meritato un posto al sole in questa personalissima graduatoria, l’Harley Davidson 883. So che qualcuno storcerà il naso: è vero, è al limite del borderline, c’entra poco o niente con le altre in lizza, ma secondo me pensandola, ammirandola e guidandola, magari immaginandosi con il vento tra i capelli sulla Route 66, senza far caso a quelle pedane basse che grattano l’asfalto ad ogni curva, non si può fare a meno di esclamare: “è un classico”.

05. Kawasaki W 800


È l’unica jap che cerca di andare dietro alle europee nel mercato di nicchia delle classiche. Per qualche anno in commercio c’era la 650, amatissima dai suoi estimatori. Poi l’anno scorso all’Eicma è arrivata la W 800: ammiratissima, cilindrata più elevata e finiture migliorate. Molto eccitante la recente Special Edition, tutta nera (compresi motore e scarico), con superfici lucide e opache, e cerchi a raggi di colore oro. La Kawa fa molto “Bad Boy in Tokyo” e quel marcato stile seventies fa subito sentire proiettati lungo le strade della capitale nipponica, a sfrecciare con le gang della città in mezzo ad altre special made in Japan. Wroooooom!

04. Moto Guzzi V7 Classic


Sarebbe più semplice citare la V7 Racer, con le sue cromature, il telaio rosso e la componentistica di primordine. Però il vero spirito Guzzi, almeno quello che più si avvicina alla V7 del 1967, è incarnato al massimo nella versione originale, la Classic, in particolare nei gloriosi colori bianco/nero e nero/oro (recentemente si può avere anche nei colori rosso/oro). Cavolo come pulsa il sangue davanti al fascino di un bicilindrico Guzzi a V. D’accordo, 35.5 Kw di potenza sono pochini, le finiture e la ciclistica restano da migliorare e le “aquilotte” sembrano lamentare piccoli inconvenienti tecnici ed elettrici già dai primi chilometri. Ma, superati i primi risolvibili buchi neri, la V7 Classic ha un suo perché e continuerà sempre ad esprimere un fascino indiscutibile.

03. Triumph Bonneville / Triumph Thruxton


La Bonnie è un cult, è una moto da anni sul mercato con nessuna flessione nelle vendite, scopiazzata dai competitor del marchio Triumph ma immortale e inaffondabile. È regolare come il suo motore bicilindrico. Storia gloriosa, finiture impeccabili, perfetta in ogni situazione: strada bianca o statale, in città per andare a lavoro o la sera a sgasare con gli amici del motoclub, nuova o usata, originale o special. È talmente equilibrata che dal mio punto di vista perde un po’ di appeal verso chi cerca la piccola imperfezione, la sfumatura selvaggia della personalità biker. Forse è proprio per questo che tra i bonnisti più radicali lo spippolamento è praticamente una regola.
Stesso telaio, componenti e motore (con qualche CV in più) delle Bonneville. Manubrio sportivo, carrozzeria e appendici da cafè racer: ecco a voi la Thruxton, la più performante del lotto Triumph Modern Classic. Un rombo che strega, una posizione di guida che riporta subito alle epiche sfide sul circuito del Tourist Trophy, uno sballo anche vederla guidare da altri: indimenticabile quando, di ritorno da Siena verso Roma, davanti a me Gamberetto apre il gas della sua Thruxton grigia su una cunetta in mezzo a un ponte e plana in aria con entrambe le ruote, per poi riatterrare dolcemente sull’asfalto a tutta birra… Adrenalina!

02. Ducati GT 1000


Ero in zona Cascata delle Marmore alla ricerca di un b&b dove passare la notte con la Scrambler. Mentre consultavo la mappa plastificata del TCI, sento alle spalle il suono ferroso inconfondibile di una frizione Ducati. Mi aspetto una Monster o una Multistrada, ma quando volto lo sguardo mi appare davanti una GT 1000 rossa da urlo: il bicilindrico desmodromico a L in bella mostra, le forcelle a steli rovesciati, il grosso disco anteriore e le ruote a raggi. Un vero tributo all’eleganza del modello originale degli anni ’70, una delle classiche più belle che esistano. Ha fatto bene il mio amico Luca “4 Salti in Padella” a prenderne una a km zero, color verde/crema, per girarci il nord Italia quando la nebbia padana lo permette. Peccato solo che Ducati abbia interrotto la produzione delle SportClassic (di cui facevano parte anche la Sport 1000 monoposto e biposto): evidentemente a quel prezzo non se ne vendevano a sufficienza.

01. Royal Enfield Bullet Classic 500

Fonte: royalenfielditalia.net

In questa scelta c’è tutta l’irrazionalità della passione per le moto. Oggi girare su una monocilindrica 4 tempi, che ricalca nel design e nell’impostazione tecnica il modello originale costruito in India su licenza inglese ininterrottamente dal 1956 (!), è veramente essere avanti, essere se stessi senza omologazioni! Lascia perdere il filo della frizione che si rompe, il tachimetro che smette di funzionare, la sella dura come un’asse di legno e la cavalleria modesta. Il bello sta proprio qui. Chi va piano va lontano. In India e in gran parte dell’est asiatico le Royal Enfield continuano a macinare chilometri ininterrottamente, i meccanici di Nuova Delhi le rimettono a posto in un batter d’occhio proprio per la loro semplicità. Sono inarrestabili, certo non affidabili come una Honda, ma fanno battere il cuore. Durano una vita e sono adattissime per la customizzazione: in Italia ci sono gruppi di appassionati, come il Club Royal Enfield Bologna Royal McQueen, che le ama e le trasforma in piccoli capolavori.
Con le dovute differenze, possedere una Bullet Classic 500 oggi, è un po’ come possedere una Norton Commando negli anni ’70, quando a guidarle (e a venderle) in Italia erano in tre.
Come direbbe coach Dan Peterson: mmm mmm… magica Royal, per me numero uno!

Lascia il tuo commento al post


Torna alla HOME 
Vai agli ITINERARI 
Vai alle INTERVISTE 
Vai agli
SPECIALI 

3 commenti:

  1. In questo segmento io dico che le italiane hanno una marcia in più. La Guzzi poi è stupenda. Bisognerebbe comprarne due, una per girare e una da tenere in salotto, come arredo.

    RispondiElimina
  2. Mi sovviene ora.... Borile faccele Classic molto belle. Ma siamo a livello di artigianato, direi.

    RispondiElimina
  3. la royal è bellissima....anche se ho letto che ha qualche problemino di affidabilità!

    RispondiElimina