domenica 5 giugno 2011

Sicilia: Lungo i sentieri dei “Sieli” (CT)


Oggi è giornata preludio dell’estate: metto in moto e vado. Mi reco a Motta S. Anastasia per documentare un’importante iniziativa in favore dell’ambiente, cogliendo l’invito dell’Associazione Turistica Pro Loco. Si tratta della “XII Passeggiata lungo i sentieri dei “Sieli”, un’escursione all’interno di un'area geografica singolare che merita di essere tutelata in virtù del suo valore naturalistico e paesaggistico.
Per raggiungere i “Sieli”, situati a valle del paese, bisogna percorre una stradina scoscesa che dalla piazza centrale porta in giù all’ingresso dell’area naturale che ci apprestiamo a conoscere.


Un mite asino “parcheggiato” alle porte dello sterrato d’ingresso accoglie i visitatori. I “Sieli” prendono il nome dall’omonimo corso d’acqua che li attraversa. Le acque prodotte dallo scioglimento dei nevai dell’Etna, incontrando lo strato impermeabile d’argilla, riemergono dando vita al torrente.


Qualche centinaio di metri oltre il placido quadrupede, acuto e insolente giunge il rombo della marmitta di un “motociclista sciolto”, che tramortisce l’udito del gruppo! Il luogo infatti, è spesso frequentato da centauri e fuoristradisti che, per provare le loro abilità, non esitano ad interrompere i bucolici idilli degli escursionisti appiedati…


Lungo i sentieri dei “Sieli” si scorgono paesaggi gentili, fatti d’argilla: colline d’erba rasa ed alberi d’ulivo, fichidindia e fiori selvatici; aromi di vegetali dall’inebriante profumo. I colli dei “Sieli” sono caratterizzati dai cosiddetti “Calanchi”, ovvero solchi d’erosione naturale, profondi e stretti, prodotti dal ruscellamento delle acque meteoritiche. Respiro la terra siciliana “a più non posso”, anche se il passaggio di KTM, Yamaha YZ e Honda CR è incessante...


Durante una delle soste “contemplative” ecco che tra l’obbiettivo e l’orizzonte appare un “crossista sciolto”. Il tale porta a suo séguito una signora con ciabatte su piedi ciondolanti. Verosimilmente, credo che ciascun avventore, dal suo punto di vista, si chieda: “Ma che ci fanno questi, qui?”.


Lo scenario naturale dei “Sieli” è essenziale, incantevole. Tuttavia, ferito. L’impronta dei copertoni dei fuoristrada e delle moto da enduro e da cross è la prova del quotidiano “attacco” alla sua “pelle”. Sui fianchi dei colli d’argilla è evidente la presenza di solchi come sentieri artificiali.


Giunti ai piedi di uno dei colli di Poggio Guardia due “outsider”, bardati di tutto punto, conquistano un solco in soli 10 secondi. Noi appiedati, a questo punto, ripieghiamo per un altro sentiero, molto più arduo e meno lineare.


Per scalare Poggio Guardia impieghiamo 45 minuti di cammino. Per via della forte pendenza e della friabilità del terreno si procede a passo moderato e zigzagato. Nel gruppo ci sono anche anziani e bambini, ma intendiamo ad ogni costo raggiungere la vetta, da dove, ci assicura la guida, si può godere una rara veduta.


Intanto alla base del colle si attardano gli ambientalisti più “intolleranti” all’invasione dei centauri. In nome del buon senso cercano di scoraggiare le rumorose e molteplici imprese da “grip”. Ma è risaputo:  nulla può tenere a bada l’adrenalina di chi pratica il motociclismo estremo…


A un livello prima della vetta, silenziosissimo, il volo di un aliante saluta il nostro arrivo in cima. Sono senza fiato per il sudore della salita e per l’emozione. Quassù è lo spazio infinito. Un vento leggero asciuga la fatica e la t-shirt. Non sento affatto la mancanza della mia Suzuki: certe prove si affrontano con le proprie gambe.


Faccio conoscenza col tipo che comanda l’aeromodello. Prima del nostro arrivo era solo e beato a “quote elevate”. Poi, dal nulla, uomini, donne, bambini e cani si sono materializzati tutti attorno. Per chiudere in bellezza, l’ennesimo, brillante crossista lascia una nuvola di polvere e insolenza accanto a noi. Continuando a pilotare il suo aliante, le sole parole che l’uomo ha esclamato sono state: “Non c’è pace tra gli ulivi!”.

Foto e testo di Giusanna Di Stefano

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2 commenti:

  1. superbo racconto, grazie per il tuo contributo, sia fotografico che quello scritto.
    Fausto

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  2. Il report di Giusanna stimola un dibattito interessante su un tema attuale e importante, il rapporto tra due ruote e ambiente.
    Il mio personale parere è che, come per correre su una race replica la pista sia da preferire alle strade pubbliche, anche per l'offroad occorrerebbe più sensibilità ambientale da parte di qualche irriducibile fuoristradista...

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