Con questo weekend da gelo siberiano, innanzitutto, tanto di cappello alle centinaia di biker che vedo arrivare in Fiera Roma impavidi, in sella alle loro belve lucidate a puntino, senza timore del gelo e per niente scoraggiati dalla buriana. Grandi. Altro trofeo, in segno di stima e rispetto, ai freestyler che, nell’area esterna della fiera, si esibiscono sulle pedane delle loro moto da cross in acrobazie e giri della morte, incuranti del vento forza 10. Vero pelo sullo stomaco. Infine, ultima medaglia d’oro alle accompagnatrici dei malati di moto: donne e ragazze che si sorbiscono tutto sto carrozzone, di dubbio interesse verso il target femminile, sfoggiando comprensibili volti scuri e annoiati come fossero a una riunione di condominio. Scusateci.
Quest’anno al Motodays non vedo tutte le maggiori case motociclistiche e molte tra quelle presenti sono messe in piedi dai concessionari locali. Anche in quest’ambito, è come se il centro - sud Italia contasse una cifra vicina allo zero per la strategia e l’economia dei marchi top. Idem per i marchi di abbigliamento ed accessori.
Andiamo con ordine. La moto più bella secondo i miei gusti è esposta, nella versione Lusso, al padiglione 3: è la MV Agusta Turismo Veloce 800. Non ce n’è per nessuno. Stile, arte e qualità tutti italiani. Certo, a caro prezzo.
Non l’avrei detto, insolitamente mi soffermo parecchio tempo all’enorme stand Honda.
Mi conquistano ben 4 modelli, maldestramente snobbati dal grosso del pubblico, proiettato quasi del tutto sulla CBR con i colori Repsol di Marquez. In primis il grosso culone dell’’intramontabile Gold Wing. Potrei anche viverci lì sopra, riparandomi nelle valige laterali o nel sottosella, insieme con il passeggero, quando piove.
Poi la CRF450 Rally guidata da Joan Barreda Bort all’ultima Dakar: ha ancora tracce di sabbia sudamericana nella zona del canotto di sterzo. Orgasmica. Da non perdere anche la Honda SBK di Silvan Guintoli con il n. 1 stampato sulla carena. Mi colpisce un particolare: le tracce di usura sul telaio, appena sopra la pedana destra, provocate probabilmente dallo stivale dell’ex pilota Aprilia, segno ineluttabile di chissà quali test intensivi per mettere a punto la moto prima dell’avvio della stagione.
Infine, la prima inimitabile versione dell’SH 50, proprio l’originale 2 tempi del 1984: prima pedana piatta tra gli scooter e primo scooter a ruote alte. Icona di design.
Lo stand Suzuki lo riconosci distante un miglio solo per la colorazione delle nuove GSX-R: la 600, la 750 e la mille, nelle livree 2015, spiccano come evidenziatori Staedtler.
Ma a dare spettacolo è il “calimero” di Hamamatsu, la Van Van RV125, con i suoi colori fluo anni ’90: la moto ideale da noleggiare in vacanza su un’isola del Mediterraneo.
Le special su base inglesi e bavaresi hanno scocciato. Torno a ripetere, oggi è più cool guidare una Bonneville originale o una R100 dei tempi che furono piuttosto che un accrocco impossibile da rivendere e che dopo 2 mesi ti avrà già stancato e provocato le piaghe al fondoschiena per via di quelle selle dallo spessore millimetrico. Non è solo l’occhio a volere la sua parte…
Quanto sono belle le nuove Norton, la 961 Sport è un vero sogno. Però posso dire una cosa? La vecchia Commando Fastback è tutta un’altra storia. E ammirare quella sua famigerata leva di avviamento, rea di aver fratturato Dio solo sa quante tibie, ha sempre il suo perché. E poi, sarò di parte, ma le la gamma Triumph Modern Classic resta ancora vincente.
Stand Kawasaki: tutti gli occhi addosso alla Ninja H2R. Ma l’ottantone che c’è in me, ha occhi solo per la W800: bellissima la Black Edition.
Poi l’apparizione, lo stand Mash, il marchio franco-cinese, distribuito da Fantic Motor, che da qualche mese è sbarcato in Italia con una serie di modelli classici di cilindrata 125 (carinissima la Scrambler), 250 e 400cc. Sono monocilindrici 4 tempi raffreddati ad aria, semplici, leggeri, spartani ma davvero simpatici. Anche se fa sorridere che montino il doppio scarico, pur avendo un solo cilindro, faccio il tifo per loro.
Tra i modelli più ammirati e che hanno visto più sederoni accomodarsi sulla propria sella (compreso quello di Max Giusti, testimonial Motodays) è la KTM Super Adventure 1290. Costosissima, che ci compri un ottimo Mercedes a km zero. Ma il solo udire il rombo ovattato del bicilindrico da 1300cc fa passare ogni perplessità. Gran gran moto.
Altra star del salone è lo (mi raccomando il maschile) Scrambler Ducati. Fatto bene è fatto bene, però sembra esserci più marketing che moto, più prodotto che anima. Sono ancora perplesso e ammetto che non l’ho ancora provata, dunque resta un’impressione persoale. In Ducati comunque sanno come fare le cose a dovere, lo spazio Scrambler è uno dei più carini, colorati e creativi in assoluto. Per questo, trovo giusto fare una breve riflessione davanti al modello originale 450cc, esposto pochi metri più avanti in un esemplare perfetto datato 1973. Non ero ancora nato.
L’ultimo stand da segnalare è quello Yamaha. Qui la regina è la nuova R1, con quel suo musetto da ramarro. E naturalmente c’è anche la MotoGp di Vale.
Meno affollata di motociclisti della domenica la parte dedicata alle Sport Classic, dove mi godo in tutta serenità la bellissima XJR1300: la colorazione power blu / argento è la morte sue. Moto di sostanza.
Adesso per gustarsi una nuova esposizione c’è da aspettare l’EICMA, sono tanti mesi. Di mezzo ci saranno le stagioni più temperate e straordinarie per gustarsi la moto. Che sia costosissima o economica, special o supersortiva, nuova o usata, blasonata o spartana. Speriamo solo che il mercato motociclistico del 2015 segnerà un bel più, ne beneficerebbe il settore intero, l’indotto e anche l’utenza. Ci sarebbero più soldi, quindi più moto, più modelli nuovi, più raduni. E le nostre chiacchiere da pub e da garage si infarcirebbero di nuovi argomenti che renderebbero quella birretta tra amici ancora più dissetante. Cheers!
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