Settembre è stato un mese così intensamente vissuto. Vita vera. Crescendo si impara che il tempo è una copertina e nelle ultime quattro settimane ho potuto investire sulla mia Triumph solo pochi centimetri di questa copertina. Già da qualche giorno sento l’impulso folle della moto-astinenza e per stirare le marce lungo un nastro di asfalto fuori città e sentire lo schiaffo forte del vento dovrò ancora attendere qualche settimana. Fortuna che stasera incontro i miei amici biker: si parla di tempi sul giro, di coppia ai bassi regimi, di scarichi traballanti, di eicma, di vecchie tre cilindri. La birra e il vinello scorrono con moderazione, domani non è domenica.
Accendo la moto per tornare a casa: è mezzanotte, una luna camomilla splende sul cielo limpido di Roma, l’aria è quella delle celebri ottobrate capitoline e la città sembra sussurrarmi di non mollarla così. Devo approfittare di questi ultimi sprazzi di estate prolungata, tra poco le nuvole d’autunno renderanno tutto più complicato. E poi, come diceva Marcel Proust, “Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Già, non serve andare troppo lontano quando sei al centro di una città come Roma.
Sono in riserva, pochi chilometri nel serbatoio e nessuna voglia di passare all’automatico. Ho la fotocamera con me ma la batteria è mezza scarica. Decido di partire dal monumento storico più visitato d’Italia e più invidiato nel mondo, il Colosseo. Qualche auto sfreccia sui sampietrini producendo quel tipico suono tremolante che viene e che va. Davanti all’anfiteatro non c’è anima viva: i turisti sono in albergo, distrutti da infinite camminate quotidiane lungo le strade della capitale, o chissà dove a divertirsi; i romani da queste parti vengono solo per il concertone di Capodanno o per la parata delle Forze Armate. Parcheggio la moto proprio di fronte al Colosseo, nessun pedone, nessun agente, e mi siedo a contemplarlo. Una giovane americana in mini e canotta si avvicina chiedendo informazioni su come arrivare (a piedi!) a Campo de’ Fiori. Via dei Fori Imperiali è illuminata e splende come un gioiello: sotto le ruote della Triumph molti secoli fa il terreno era battuto dagli zoccoli dei cavalli dei soldati romani. Ai miei fianchi scorrono archi, colonne e mura antiche resistite incredibilmente al tempo.
Accendo la moto per tornare a casa: è mezzanotte, una luna camomilla splende sul cielo limpido di Roma, l’aria è quella delle celebri ottobrate capitoline e la città sembra sussurrarmi di non mollarla così. Devo approfittare di questi ultimi sprazzi di estate prolungata, tra poco le nuvole d’autunno renderanno tutto più complicato. E poi, come diceva Marcel Proust, “Il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Già, non serve andare troppo lontano quando sei al centro di una città come Roma.
Sono in riserva, pochi chilometri nel serbatoio e nessuna voglia di passare all’automatico. Ho la fotocamera con me ma la batteria è mezza scarica. Decido di partire dal monumento storico più visitato d’Italia e più invidiato nel mondo, il Colosseo. Qualche auto sfreccia sui sampietrini producendo quel tipico suono tremolante che viene e che va. Davanti all’anfiteatro non c’è anima viva: i turisti sono in albergo, distrutti da infinite camminate quotidiane lungo le strade della capitale, o chissà dove a divertirsi; i romani da queste parti vengono solo per il concertone di Capodanno o per la parata delle Forze Armate. Parcheggio la moto proprio di fronte al Colosseo, nessun pedone, nessun agente, e mi siedo a contemplarlo. Una giovane americana in mini e canotta si avvicina chiedendo informazioni su come arrivare (a piedi!) a Campo de’ Fiori. Via dei Fori Imperiali è illuminata e splende come un gioiello: sotto le ruote della Triumph molti secoli fa il terreno era battuto dagli zoccoli dei cavalli dei soldati romani. Ai miei fianchi scorrono archi, colonne e mura antiche resistite incredibilmente al tempo.
Sono a piazza Venezia: edifici intrisi di storia, come l’omonimo palazzo del discorso di Mussolini, l’Altare della Patria, il Vittoriano. Terminati i lavori per la metro, la piazza è in ordine e ospita un invitante prato verde smeraldo davanti al quale vigila un’auto dei carabinieri con lampeggiante acceso.
Più su, la scalinata che conduce al Campidoglio: vorrei scalarla in piedi sulle pedane della Scrambler e ridiscenderla a tutto gas in assetto bmx, ma finirei di certo a Regina Coeli…
Imbocco via del Plebiscito, supero il famigerato Palazzo Grazioli e poi Largo Argentina. Un paio di semafori ed eccomi al centro della movida romana: corso Vittorio Emanuele II taglia in due un continuo serpentone di nottambuli che fa la staffetta tra Campo de’ Fiori da una parte e piazza Navona, piazza del Fico e via del Governo Vecchio dall’altra.
Arrivo al lungotevere e all’altezza di Ponte Vittorio Emanuele II, uno dei tanti che uniscono le sponde del biondo fiume, non posso fare a meno di tirare la leva del freno e di bloccarmi a contemplare lo spettacolo. Sebbene esista un severo divieto di fermata, non resisto alla tentazione di parcheggiare la Triumph sul marciapiede destro, proprio sotto la sagoma luminosa di Castel Sant’Angelo. A quest’ora per fortuna le auto in transito si contano sulle dita di una mano e qui di pedoni nemmeno l’ombra. Sotto di me, il mormorio dell’acqua teverina, per una volta non soffocato dai rumori del traffico, rende tutto ancora più suggestivo.
Più passano i minuti, più la città si svuota. In zona Vaticano una tappa spirituale è d’obbligo. Sfreccio verso via della Conciliazione, normalmente calpestata da masse di pellegrini in occasione di beatificazioni e giubilei vari. Stasera è deserta, sembra tutta mia e mi sento come un Papa. Un mezzo dell’AMA che spazzola i sampietrini mi riporta presto alla realtà.
A pochi metri, il cuore del cattolicesimo, piazza San Pietro, la splendente facciata dell’enorme basilica e il lungo colonnato. Prima che la sicurezza mi inviti a circolare, accosto per qualche minuto davanti all’immensa piazza, recito un Padre Nostro, scatto un paio di foto e mi sento in pace.
Sono le due passate, la giacca in pelle Dainese a vita alta comincia a non difendere più la mia pancia, piena di patate e gelato, dall’arietta inumidita del Tevere, la tanica bicolore della Scrambler è sempre più a secco, mi si appiccicano gli occhi dal sonno. Chi se ne importa, non ho ancora voglia di interrompere questo magico trip notturno nella città eterna.
Sbattendomene della riserva, scateno al massimo i cavali del bicilindrico inglese sul lungo rettilineo illuminato della Galleria Principe Amedeo Savoia Aosta e, prima di incrociare nuovamente il lungotevere, mi immetto sulla via che conduce ad un altro dei luoghi della città più amati dai romani: il Gianicolo. È un lungo belvedere, con vista straordinaria su tutto il centro illuminato di Roma, sormontato dalla statua di Garibaldi a cavallo, recentemente restaurata insieme ai busti dei tanti presunti padri della patria. Nonostante l’ora, i muretti panoramici brulicano ancora di gente con la birra in mano, di innamorati pomicioni e di qualche malinconico ubriacone. A fianco della piazza, un chioschetto, agghindao come un albero di Natale e gestito da un omino pakistano, diffonde musica anni ‘90 e stappa bottiglie di Corona e Moretti a profusione.
Per visitare a fondo questa città generosa non basterebbe una vita. Voglio darle la buona notte in uno degli angoli di Roma che preferisco, il Fontanone dell’Acqua Paola, proprio a pochi passi dal Gianicolo. Qui, sotto l’occhio attento dei militari dell’Esercito, che con discrezione sorvegliano la fontana h24, i novelli sposi sono soliti lasciarsi immortalare dai fotografi nel giorno più bello della loro vita. È un posto che trasmette equilibrio e serenità, non è affollato e caotico a tutte le ore come la più celebre Fontana di Trevi, e le sue acque limpide e spumeggianti sono più rassicuranti di una puntata di Don Matteo.
Guidare la moto in una notte d’ottobre in giro per Roma svuotata e guardarla con occhi diversi è come riprendere fiato dopo una lunga immersione in apnea. Tornando a casa, dentro al casco canticchio una perfetta ninna nanna capitolina: “Quanto sei bella Roma quann'è sera, quanno la luna se specchia dentro ar fontanone; e so' più vivo, e so' più bono, no, nun te lasso mai, Roma capoccia der monno infame”. Domattina aprirò gli occhi fresco come una rosa, con un sorriso a 35 denti e con la stessa sensazione che, appena svegli, si prova dopo aver fatto un bellissimo sogno.
Per la cronaca, ho finito la benzina e il motore si è spento proprio davanti l’automatico. La recita del Padre Nostro di fronte al cupolone è servita pure questa volta.
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Informazioni utili:
Dove mangiare:
Pizzeria Da Baffetto, via del Governo Vecchio 114, Roma, tel. 06 6861617.
Ristorante Bar del Fico, via della Pace 34/35, Roma, tel. 06 68808413, www.ristorantebardelfico.it
Gelateria Old Bridge, viale dei Bastioni di Michelangelo 5, Roma, tel. 06 39723026.
Chilometri percorsi: 8
Pizzeria Da Baffetto, via del Governo Vecchio 114, Roma, tel. 06 6861617.
Ristorante Bar del Fico, via della Pace 34/35, Roma, tel. 06 68808413, www.ristorantebardelfico.it
Gelateria Old Bridge, viale dei Bastioni di Michelangelo 5, Roma, tel. 06 39723026.
Chilometri percorsi: 8
Bellissimo. Un paio di settimane fa ho fatto lo stesso a Ravenna e ne ho fatto un filmato. Filmatonosceno perché sono scarso, i mezzi son quelli che ono e Ravenna non è molto illuminata. Però il fascino di girare in notturna....stupendo. Diversi i rumori, gli odori, l'aria addosso, i paesaggi.
RispondiEliminamolto bello!
RispondiEliminaBelle... anzi Bellissime :-)
RispondiEliminaBel racconto Alberto, mi permetto di linkarlo sul nostro forum
RispondiEliminaNorthCircular/BonnieCoratella
Allblack
Bel racconto e belle foto.
RispondiEliminaMi permetto di linkarlo nel nostro forum.
NorthCircular/BonnieCoratella.
@ NKW: non pensare alle foto e goditi il feeling, una delle cose che più spesso mi rimprovero è proprio quella di badare troppo alle inquadrature e poco godermi la moto al 100%... ;)
RispondiElimina@ Anonimo & Fabri: grazie 1000!
@ Allblack: ne sono onorato, ammiro il vostro gruppo e le vostre moto, conosco qualche membro e sarò felice di unirmi a voi se farete qualche bel giretto... ;)
Bellissimo... un'idea da clonare...
RispondiEliminaUn post bello, bello anzi bellissimo!!!!
RispondiEliminaSono un romano vero, come ce ne sono pochi.
Quei posti li conosco a menadito e Roma di notte è meravigliosa.
Ma il pensare che tu l'hai fatto in moto e di notte mi ha fatto scendere una lacrimuccia di commozione.
Bravo ancora!!!
P.S. Mi hai rubato l'idea per un post sul mio blog, ma sono contento lo stesso