domenica 10 luglio 2011

T-Day 2011: go your italian way


Ho partecipato a qualche raduno negli ultimi anni, ma non ancora ad uno monomarca. Perciò stavolta non voglio perdermi il T-Day 2011 a Varano de’ Melegari, in provincia di Parma.
Celebri, per iniziative, organizzazione e divertimento, almeno nel nostro paese, sono i raduni annuali Harley o Ducati, ma da qualche anno, nonostante la crisi, anche la casa inglese sta cercando di fare del suo meglio, seppur con un budget evidentemente limitato.
Rinuncio mio malgrado a spararmi in moto i 400 km che separano Roma dal circuito e mi unisco di buon grado ai cari amici della SRT: l’allegra cricca ha organizzato un perfetto pacchetto weekend, comprendente agriturismo in zona Varano, pasti presso Autogrill vari lungo la A1 e furgonazzo a nove posti con finestrino guidatore e autoradio fuori uso, ma con aria condizionata perfettamente funzionante. Tra Cipster, Grisbì, the freddo, bottiglioni di acqua minerale, canzoni di Battisti e aneddoti agghiaccianti da gita scolastica, il tragitto in comitiva su quattro ruote è spassoso e confortevole. Sono le 14 di sabato e finalmente eccoci nel paddock del T-Day.


Non si fa in tempo ad entrare nella zona degli stand che è un saluto continuo tra i tanti triumphisti provenienti da tutta Italia: non solo noi capitolini, ma anche torinesi, toscani, pescaresi, romagnoli, siciliani, napoletani, milanesi e non solo. Baci, abbracci e “come stai?” a ripetizione. La prima cosa che stimola una vera e propria libido motoristica è la distesa di Triumph a due e tre cilindri parcheggiate davanti al circuito: Speed Triple, Street Triple, Daytona, Bonneville, Thruxton, Scrambler, Tiger, Rocket III, Sprint. Modelli che hanno fatto e che continuano a fare la storia del motociclismo. Un’enorme macchia di colori e cromature luccicanti. Naturalmente la stragrande maggioranza delle inglesine è personalizzata con accessori, appendici, gadget, colorazioni esclusive e ogni moto sembra essere unica sulla faccia della terra. Non solo le classiche e le cruiser, più facilmente customizzabili, ma anche le roadster e le sportive sono special curate nei minimi dettagli. È una vetrina spontanea che ammiro con la tipica espressione meravigliata da baccalà.
Mentre si pranza, in tv scorrono le immagini di un mesto Valentino Rossi: al Mugello, a pochi chilometri da noi, è solo dodicesimo in prova. Dal tavolo accanto arriva un incitamento: “In gara vedrai che Il Dottore ne passa almeno 10!”.


La tribuna di Varano è la poltrona perfetta dove smaltire i maccheroni radicchio e salsiccia ed è piacevole ammirare le gesta dei tanti triumphisti, principianti e non, timidi o sprezzanti del rischio, che mettono alla prova la propria moto tra le curve del circuito.


In mezzo alle Speed e ai Daytona pronto gara, i più applauditi sono quei coraggiosi che girano guidando modelli di serie “despippolati”, tutt’altro che a proprio agio in pista, e fregandosene delle continue sverniciate subite. Chiunque può assaporare l’ebbrezza della pista durante eventi del genere. E' questo il bello.


Davanti l’ufficio dei commissari di gara, decine di centauri, per regolamento incellophanati dentro le loro tute di pelle, attendono insofferenti sotto il sole il loro prossimo turno in pista. Più su, all’altezza del Ferro di Cavallo, una manciata di spettatori appesi alle reti di sicurezza osserva le moto staccare prima della curva: con inconfondibile cadenza romagnola, un appassionato esclama: “E qui che si vede il vero manico!”.


Un altro classico dei raduni di un certo livello è l’esibizione di uno stuntman famoso come il mitico Kevin Carmichael, il quale in sella (per modo di dire!) alla Speed Triple, nonostante un piede semifratturato, entusiasma la tribuna con acrobazie che sfidano ogni legge di gravità. L’entusiasmo si fa estremo quando riesce ad impennare a candela, fino a strisciare il parafango sull’asfalto posteriore, persino con i 370 kg di peso della Rocket III! Orgoglio monomarca: dopo l’esibizione, tutti a farsi firmare il casco o a scattare una foto accanto al proprio eroe del giorno, il quale, seppur in stampelle, generosamente non si nega a nessuno.


Suvvia, siamo sinceri: la maggior parte dei partecipanti al raduno non è a Varano solo per la pista o per lo stuntman. Tutti attendono di vivere la tanto decantata notte tra sabato e domenica, la cosiddetta T-Night, la notte delle follie e della perdizione! Si comincia con un sobrio aperitivo, tanto per scaldarsi un po’. Più tardi la serata si anima con le grigliate aperte organizzate da tutti i club e concessionari ufficiali presenti nel paddock: involtini, arrosticini, bistecche e salsicce accompagnati da birra in quantità illimitata. 


Qualche stand tuttavia mantiene il consueto aplomb inglese, offrendo un ricco banchetto, ordinato ed elegante, quasi a rimarcare lo stile british che salta subito in mente pensando al marchio di Hinckley.
La musica esce a palla dagli altoparlanti del circuito, la notte si accende e i fiumi di alcool cominciano a produrre effetto: accanto al circuito su cui si tiene la gara di lentezza, qualcuno si tuffa in abito adamitico dentro la piscina dei pescaresi, qualcun altro si esibisce in rumorosi quanto esaltanti burnout, un tizio col braccio fasciato gira su una ruota tra gli stand a bordo di un vecchio e smarmittato Piaggio Grillo “triumphizzato”, altri si dileguano nel buio verso le tende accampate davanti la Nuova Variante.
A pezzi, dopo una giornata così intensa, bramo il mio tranquillo agriturismo e trascino i miei compagni di ventura verso l’uscita. Ma la notte per molti continuerà fino all’alba.
L’indomani, al mattino, l’atmosfera è tranquilla. I ragazzi del Club Motofalchi Milano seguono pazientemente i progressi degli allievi iscritti al corso di guida sicura. Qualcuno smonta le tende e mette le moto sul furgone: sul lungo carrello agganciato dietro il lussuoso motorhome dove hanno trascorso la notte, gli svizzeri ne trasportano addirittura sette.


C’è chi si mette in viaggio verso casa e chi invece arriva proprio adesso per godersi l’ultimo giorno di T-Day. Altri si riprendono dagli eccessi della notte appena trascorsa prendendo il sole distesi sulle rive del limpido fiume Ceno.


Io approfitto delle ultime ore al circuito per guidare un po’ e non sentire troppo la mancanza della mia bicilindrica. Chiedo un casco in prestito, partecipo al Tiger 800 Demo Ride e provo il tanto decantato XC. Molto divertente: tre cilindri vivaci e reattivi, sound soddisfacente, posizione di guida comoda. In 15 minuti non posso certo emulare i test drive di Roberto Ungaro, piuttosto penso a godermi quel breve intenso tragitto lungo la Valle del Ceno, percorso in fila indiana insieme ad altre 7 endurone.


“Chissà che casino a Settebagni al rientro Albe’, mejo che se n’annamo prima de pranzo”. Non mi oppongo alla realistica previsione dei compagni di viaggio e in pochi minuto sono insieme a loro a bordo del furgone, per tornare a Roma verso la normalità.


È stato divertente partecipare al T-Day: un raduno poco british e molto all'italiana (nel senso buono del termine...), a metà tra una gara e un expo’, tra una sagra e un rave party, tra una rimpatriata tra amici e un ingresso in società.

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2 commenti:

  1. chissà se sei riuscito a seguire pure me ed il tb1600 in pista!?

    come sempre un piacere vedere i ragazzi romani!!!

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  2. Leggendo il tuo post ho rivissuto a pieno questa fantastica esperienza, che rimarra impressa nei nostri ricordi...
    Hai detto bene il pulmino non rimpiazza le nostre amte 2 ruote ma un'ottima compagnia, spinta dalla stessa passione, puo rendere piacevole qualsiasi momento.
    P.S. nel furgonazzo gli ultimi 3 posti erano privi di bocchette dell'aria condizionata
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